Colombia, tornano in vita gli ostaggi comunisti

Lunedì 5 aprile, alle 17,43, nella cittadina di Villa Vicencio, capitale della provincia di Meta, nel  centro della Colombia, è atterrato un elicottero militare brasiliano con le  insegne della Croce Rossa Internazionale. A bordo vi erano soldati e poliziotti colombiani in mano ai guerriglieri comunisti delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) da più di 10 anni, uno di  loro, il sergente Luis Arturo Arcia, da ben 14 anni.

Le modalità della  loro liberazione sono da film poliziesco. Dopo lunghe trattative per concordare le modalità, la zona dove fermare tutte le operazioni dell'esercito colombiano, i partecipanti all'operazione e loro numero, assoluta segretezza delle coordinate geografiche dove si sarebbero dovuti dirigere i due elicotteri dell'aviazione militare brasiliana. L'ex senatrice Piedad Cordoba, mediatrice tra il governo e le Farc, in una intervista al giornale colombiano El Espectador, ha raccontato le ultime ore. Avvertita che il giorno fatidico sarebbe stato lunedì 5, era stata sveglia tutta la notte in attesa delle coordinate geografiche.

Niente. Dopo essere andata a dormire, la mattina alle 7,30, ha sentito che le era stato portato il giornale. Nell'aprirlo, per leggere le notizie, ha trovato i dati per andare a prendere i  prigionieri. La liberazione degli ultimi prigionieri dei narco-comunisti della guerriglia più duratura, non solo dell'America Latina, ma del mondo, era stata annunciata dalle Farc il 26 febbraio. Le Farc avevano dichiarato che non avrebbero più sequestrato civili come segno di buona volontà per aprire trattative di pace con il governo della Colombia. Dopo poche settimane da questo annuncio, però, uccidevano 11 soldati in un'imboscata nella provincia di Arauca, il colpo più duro  della guerriglia nel 2012.

L'esercito colombiano ha risposto nell'ultima settimana di marzo con due attacchi che hanno tolto la vita a ben 69 guerriglieri, forse uno dei più duri colpi assestati alla guerriglia nei cinquant'anni del conflitto colombiano. Proprio nel mese di febbraio, venivano ricordati i tentativi di trovare un accordo di pace tra il governo e le Farc. Dal 1998 al 2002, a San Vicente del Caguan, nella provincia di Caqueta e in altri 4 comuni, su una superficie di 40mila chilometri quadrati, il governo del Presidente  Pastrano ritirò le sue truppe lasciando il territorio alle Farc sotto la guida del suo fondatore, Manuel Marulanda Velez, conosciuto come "Tirofijo".

Nonostante periodiche rotture della tregua da parte delle Farc con sequestri, omicidi di uomini politici, Pastrano continuò per quattro anni nel tentativo di arrivare alla pace. Solo nel febbraio del 2002, dopo il sequestro dell'aereo del deputato Jorge Eduardo Gechem Turbay, Pastrano dette l'ordine di rioccupare la zona che le Farc avevano sfruttato al massimo per rafforzarsi militarmente e sviluppare il traffico di cocaina. Gli otto anni successivi hanno visto il  Presidente Alvaro Uribe portare avanti con ferma decisione la lotta ai guerriglieri comunisti sempre più dediti al traffico della cocaina.

Il  "Piano Colombia", con l'aiuto degli Usa, riporta il 90% del territori  sotto il controllo dello Stato, infliggendo duri colpi anche alla  dirigenza delle Farc, come quello a Raul Reyes, numero due dell'organizzazione guerrigliera, abbattuto in un raid aereo in Ecuador. Nel settembre del 2010 viene colpito lo stratega dei guerriglieri,  conosciuto con il soprannome di "Mono Jojoy". Nel novembre del 2011 viene colpito a morte il successore di Marulanda, Alfonso Cano. Nel  2010 Juan Manuel Santos, ministro della difesa sotto Uribe, viene eletto Presidente con il 71,5% dei voti, un chiaro segnale dei colombiani di voler continuare la dura lotta alle Farc. È quest'insieme di elementi che ha convinto le Farc, nonostante i colpi subiti e le posizioni di Santos, a continuare nell'operazione di  liberazione dei prigionieri militari.

Santos è stato sempre chiaro nelle sue posizioni verso i guerriglieri comunisti: bene la liberazione dei militari, ma occorre che vengano liberati anche i civili rapiti a scopo di estorsione. Secondo l'organizzazione anti-sequestro "Pais libre", ci sarebbero ancora 405 civili prigionieri nelle foreste per estorcere denaro. Dal 2002 al 2011 le Farc hanno sequestrato ben 2678 persone. Santos dice alle Farc che, se vogliono intavolare serie trattative di pace, devono cessare le loro  azioni militari e smettere di sequestrare minori per arruolarli nelle loro file. Il mondo (Unione Europea, Organizzazione degli Stati Americani, Onu), dopo tanti atteggiamenti tiepidi, si è unito a Santos nella richiesta di liberazione dei civili. Si sa che tra i sette membri  della Segreteria delle Farc ci sono opinioni diverse. Intanto l'esercito continua implacabile nella caccia ai suoi membri, sempre più narcotrafficanti e meno difensori della libertà e della lotta al capitalismo come nel passato.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:27