
Tra droni russi (?) che violano lo spazio aereo di un Paese Nato; tra droni (e missili) in bella mostra alla parata militare di Pechino; tra droni israeliani (?) che colpiscono imbarcazioni della Grande y Felicisima Armada della pace che si avventura nelle acque del Mediterraneo con l’intento dichiarato di consegnare aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza, siamo già in piena terza guerra mondiale… mediatica. Si può campare così? La sensazione è come se un cinico Grande vecchio, al quale non è mai passata la voglia di giocare al burattinaio, muova con lucida perfidia i fili dei suoi goffi burattini. Per fare cosa? Per spingere noi, vittime sacrificali della manipolazione demagogica di ogni tempo, di ogni caccia alle streghe, di ogni autodafé dell’eterna Santa inquisizione occultata nei più reconditi anfratti di umanità, a dire sì alla guerra contro il nemico alle porte. Sì, alla eradicazione del male che ha sempre e comunque le fattezze di chi non la pensi al modo del politicamente corretto; sì, alla crociata del progressismo globale contro gli infedeli che imbracciano le armi del buonsenso e sventolano le bandiere dei valori antichi di una terra che va distrutta e sulla quale non deve tornare a crescere neanche l’erba. Carthago delenda est.
E la Cartagine del tempo storico presente – dove le sue Didone sono quotidianamente violate in effige, appese a testa in giù dai ponti e dai cavalcavia dai quali transita l’armata dei buoni in marcia verso il Sol (fasullo) dell’avvenire – altro non è che la verità dei fatti, vilipesa, dileggiata, torturata, straziata, uccisa in nome di un dio supremo, ipocrita e volubile, che si spaccia per nume tutelare dell’umanità migliore. È inevitabile che in questa diabolica sarabanda di virtù teologali estratte dal più apocrifo dei Vangeli, i “buoni” rivendichino il diritto divino a praticare un’antica legge dell’umano: il fine giustifica i mezzi. Se il fine è quello giusto, è in linea con i dogmi creati dai “buoni”, tutto è consentito, anche la più spudorata manipolazione della realtà. Perché, in fondo, la storia da raccontare ai posteri resta sempre una colorita favola su cui ci si è messi d’accordo.
Chi lo ha detto? Napoleone Bonaparte. Perché non credergli? Accade allora, tanto per stare all’attualità della cronaca, d’imbattersi in una sgangherata armata di annoiati borghesi figli di papà, pacifisti alla maniera antica, che era quella dei terzomondisti comunisti, in procinto di portare, via yacht, aiuti alla popolazione di Gaza. Già, i palestinesi brava gente. Peccato che, pur patendo sofferenze per mano israeliana, non abbiano mai trovato la forza, il tempo, la voglia di dissociarsi dagli aguzzini islamisti che festeggiavano l’esito del pogrom del 7 ottobre 2023; di dire al mondo con voce chiara e forte che loro non sono Hamas; che hanno provato a cacciar via i terroristi dalla loro terra; che non pensano intimamente di volere la distruzione dello Stato d’Israele; che non coltivano nei recessi delle loro non così specchiate coscienze l’insano desiderio di vederli tutti morti, gli ebrei.
I “buoni” hanno una missione da compiere che vale un destino di redenzione per l’intero Occidente, reo di aver peccato d’inimicizia e d’incomprensione verso quei santi discesi dal paradiso che sono i miliziani di Hamas, fatti a immagine del loro profeta Maometto. Tuttavia, ai “buoni” non basta provarci. Perché l’iniziativa amplifichi il suo effetto mediatico occorre creare il caso; serve indurre lo scandalo per costringere i governi della sonnacchiosa Europa a prendere posizione contro il male, contro Israele, contro l’ebreo che, sovvertendo la profezia, da vittima si fa carnefice nel tempo rinnovato dei buoni ideali dei giusti del progressismo. Accade così che sui media e sui social di tutto il mondo compaiano le immagini di un attacco di ipotetici droni segnati con la stella di Davide a un’imbarcazione dell’eroica Global Sumud Flotilla, ormeggiata nelle tranquille acque del porto tunisino di Sidi Bou Said, in trepidante attesa di avvistare l’ammaina classe, il segnale di partenza di ogni regata velica che si rispetti.
A squarciare la buia notte tunisina, tra l’8 e il 9 settembre, una sottile lingua di fuoco che si abbatte sul ponte dell’imbarcazione ammiraglia. A bordo è ospitata Greta Thunberg, la Giovanna d’Arco dell’ambientalismo senza capo né coda. I danni che la scia di fuoco provoca sono modesti – qualche salvagente bruciato – ma in materia di rappresentazioni apocalittiche, di Armageddon iscritto all’ordine del giorno della storia, conta il simbolismo dell’atto. Siamo alla fine dei tempi? La cometa che una notte di 2.000 anni or sono guidò i Magi verso il giaciglio del Cristo Re, oggi è cascata. Come se avesse voluto dire a basta a un mondo che non le piace, ma solo perché non è di gradimento ai buoni fintantoché lo possano assoggettare, attraverso la forza omologante della tirannia del pensiero unico, alla legge suprema del “bene”. Nello sviluppo narrativo dell’epopea della Flotilla si scorge un che di maestoso, di wagneriano, dall’immagine del fuoco che forgia un novello Sigfrido, sebbene perfettamente camuffato nei panni dell’attivista del video il quale, con voce querula, urla a squarciagola peggio di un’anatra starnazzante che l’Apocalisse si è abbattuta sulle loro teste.
Come non restare rapiti da tanta potenza della storia in atto? Se fosse vero, sarebbe meraviglioso. Il guaio è che invece è tutto teatro, e neppure della migliore fattura. Il drone che le forze del male israeliane avrebbero lanciato per fermare l’avanzata dell’armata del bene con rotta su Gaza? Chiedete a Chi l’ha visto, perché dell’oggetto volante non c’è traccia. Le autorità tunisine l’hanno cercato invano nei tracciati radar. Da dove sarebbe spuntato un tale piccolo strumento di morte per i malcapitati salvagenti? Quelle immagini le abbiamo scandagliate a dovere, dall’alto della nostra competenza di ex scugnizzi del ceto medio partenopeo usi, in gioventù, a maneggiare ogni tipo di petardo o fuoco d’artificio che la fantasia dei pirotecnici fosse stata in grado di partorire. Fidatevi: quello che colpisce il ponte della barca è un bengala, forse un razzo di segnalazione in dotazione ai natanti da diporto.
La cosa grave è che, per procurare quel tipo di scia, il razzo deve essere lanciato con un angolo di curvatura della parabola di volo più ridotto rispetto a quello prescritto per il lancio di razzi di segnalazione in mare. Ora, in Italia questa cosa, soprattutto dalle parti del Governo, è stata percepita quasi fosse una ragazzata da guardare con paterna tolleranza. Tolleranza un corno! Questi utili idioti della campagna di sostegno pro-Hamas cercano l’incidente per scatenare un incendio più vasto nella già caotica area mediorientale. Non li si può lasciare agire indisturbati. Visto che loro per primi hanno gridato al sabotaggio, il governo Meloni pressi il governo amico di Tunisi perché dia seguito a una rigorosa inchiesta per accertare i fatti. Consigli alle autorità tunisine di procedere a un’ispezione a tappeto su tutte le imbarcazioni della Flotilla allo scopo di verificarne le attrezzature di sicurezza e, nel caso, di constatare se e quanti razzi di segnalazione manchino all’appello. Si ricostruisca la traiettoria dell’oggetto precipitato sull’imbarcazione per stabilire il punto di lancio e, con l’ausilio delle immagini, identificare chi vi fosse in quel punto al momento dell’incidente onde offrirgli un soggiorno prolungato nelle poco confortevoli patrie galere tunisine.
Un bengala, come un razzo di segnalazione, non ha la medesima capacità di proiezione di un missile ipersonico, chi l’ha lanciato doveva trovarsi a poche centinaia di metri dall’obiettivo. È fondamentale risalire alla verità, perché se questi idioti radical-chic, con tanto di barche che nessun operaio o artigiano potrà mai permettersi di possedere, vogliono passare il tempo a giocare ai pacifisti, si accomodino. Ma non rompano le scatole a chi di problemi veri è costretto a viverne parecchi. Vogliono portare in giro le loro madonne pellegrine, che si chiamino Greta Thunberg o Francesca Albanese, icona pop dei peggiori pendagli da forca islamisti? Facciano pure, ma non osino pensare di spacciare le loro faziose iniziative per atti umanitari.
Aggiornato il 12 settembre 2025 alle ore 09:29