Tutti contro Trump, ma il problema siamo noi

I media europei urlano contro Trump, ma il problema è la nostra economia

Il neo presidente Donald Trump al World economic forum di Davos propone il 15 per cento di tassazione fissa, e un basso costo dell’energia alle imprese che sposteranno almeno in parte la loro produzione negli Stati Uniti. Ecco, il problema è che non siamo in grado di reggere la concorrenza delle altre potenze: la Cina abbatte i costi di produzione con la riduzione in semi-schiavitù dei suoi operai, e brucia le nostre industrie. Gli Usa offrono alle industrie mondiali che “migreranno” negli States condizioni di favore che sono imbattibili, visti gli alti costi del nostro welfare e della nostra energia. Così Trump mette a nudo i limiti del nostro sistema economico che riecheggia, più che la Germania di Konrad Adenauer e l’Italia di Luigi Einaudi, un sistema sovietico-bismarckiano.

La sinistra italiana non solo ha bloccato il nucleare, ma anche il nostro gas metano nell’Adriatico, per dire. In Italia, infine, guai a – non dico aprire scavi e miniere di terre rare, certamente dannosi in alcune regioni ambientalmente pregiate o altre troppo abitate – ma la sinistra nemmeno permette indagini geologiche che almeno ci dicano quante terre rare abbiamo. È la stessa sinistra che invece invoca il dio dell’auto elettrica, che distruggerebbe montagne a raffica per costruire le batterie di auto. Solo che se lo fanno in Africa o in Cina, a sinistra se ne fregano. Invece persino una survey per le terre rare sarebbe importante, non dico gli scavi, perché ci darebbe almeno contezza di un patrimonio sul quale – se un domani la Cina chiudesse l’export di terre rare – potremmo contare. La politica è una cosa troppo seria per essere affidata a incompetenti ideologici, o peggio.

Scopro oggi che l’Amazzonia brucia. Solo che in Italia se ne parlava ogni giorno ai tempi della presidenza di Jair Bolsonaro, il quale sarà pure stato un Roberto Vannacci da Copacabana, ma aveva ridotto gli incendi in Amazzonia. L’anno scorso, sotto il governo del presidente brasil-russo-cinese Lula, gli incendi sono cresciuti del 79,7 per cento, con 30,9 milioni di ettari di foresta andati a fuoco, solo che i media mainstream – quelli di “ah madama la marchesa, quant’è bello salvare il mondo! – e i politici italici, eroici difensori degli indios, non ne parlano. Cito di passaggio il caso del libico Osama Al Masri, portato in Libia invece che all’Aja. Certo, se costui venisse giudicato colpevole dalla Corte penale internazionale, sarebbe molto grave, ma la questione è purtroppo un’altra. I governi, per procurarci petrolio e pane, devono a volte prendere accordi osceni e ignobili con personaggi come – appunto – Al Masri. Ovviamente questi accordi non si fanno sotto la luce del sole, ma a livello di servizi e di inviati governativi. Tutto deve restare segreto. Così fanno tutti: la Germania, la Francia, la Russia, gli Stati Uniti, eccetera. Certo stracciarsi le vesti come fanno Elly Schlein e Pier Luigi Bersani, rende le loro tonache più bianche, ma anche più ipocrite. Perché sanno benissimo che l’Italia in Libia e altrove ha fatto accordi che saranno pure infami, ma che evitano, per dire, che la benzina arrivi a costare tre euro al litro, il che porterebbe il pane a dieci euro il chilo. Forse, se uscissimo dall’inferno dell’ipocrisia farisea, le masse italiane diventerebbero meno babbione e meno pronte a correre dietro al primo pifferaio magico.

Tornando alle dichiarazioni di Trump a Davos, ripeterò ciò che vado dicendo da tempo: il problema di Trump non è il fascismo. La questione è che il sistema economico Usa non ha più voglia di fare regalie (per esempio sul tema della difesa militare) in cambio di appoggio politico da parte Ue. Ora in Europa si strepita e si urla sul fascismo. Ma forse si fa ciò per evitare di parlare del vero problema, che cioè in Europa abbiamo perso molti treni per lo sviluppo della nostra manifattura e della nostra alta tecnologia. Purtroppo la ricerca di un sistema europeo produttivo più decente, invece di essere il tema di cui discutere 24 ore al giorno, è ciò-di-cui-non-si-può-parlare.

Se non ricordo male, tra l’altro, fu proprio la Ue a rifiutare un trattato di libero scambio tra Europa e Nord America, il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti. Saremmo diventati più ricchi, forse, ma la Germania aveva forse da pagare dazio a Russia e Cina, che allora ingrassavano qualche politico mentre smagrivano le nostre fabbriche. Peccato che l’informazione sia diventata deformazione e dimenticanza, sull’Amazzonia come sulle occasioni mancate. Se Trump sparerà cannonate o farà infamie, sarà il caso di considerarlo uno dei nemici. Passando dalle parole ai fatti, però, finora il presidente yankee che ha espulso più immigrati è stato Barack Obama, che costruì anche un “muro” al confine messicano, su cui Elly Schlein non si stracciò le vesti, credo.
E per restare in Italia, il problema non è il fascismo di Forza Italia, ma il massimalismo dei media mainstream (che hanno toccato il loro punto più basso con la scemeggiata sul braccio levato di Elon Musk a indicare il cuore agli elettori) e il massimalismo del Partito democratico e dei suoi partiti stampella, la cui politica è fondata sull’odio a prescindere di chi la pensa diversamente, la qual cosa, per loro che si atteggiano a difensori dei diritti, dei derelitti e della convivenza civile, è come spacciare lo stalinismo per il governo svizzero.

Aggiornato il 24 gennaio 2025 alle ore 14:09