Le manifestazioni che celebrano gli eccidi dei terroristi

Un mondo di finti tonti? Forse peggio. L’ideologia dell’estrema sinistra che supporta le celebrazioni degli eccidi di Hamas supera ogni limite dell’immaginazione umana.

La pretesa di questo gruppo di sedicenti giovani palestinesi che vorrebbe celebrare sabato a Roma il massacro del 7 ottobre 2023 in Israele è qualcosa che non si riesce a spiegare né con le categorie dello spirito che includono la malafede e la protervia né con quelle che puntano su idiozia e ignoranza. È semplicemente un atto di guerra al sistema democratico occidentale che si ritiene di poter sfidare. Magari per metterlo alla prova: fino a che punto il politically correct si può usare come foglia di fico per spingersi sempre più avanti? Quando reagiranno finalmente con manganelli e manette?

Provare non costa niente vista la vigliaccheria delle classi dirigenti europee.

Se passa il concetto che si può celebrare l’eccidio del 7 ottobre dell’anno scorso, cosa impedirà il prossimo 16 marzo di indire una manifestazione per celebrare la strage di via Fani e il rapimento di Aldo Moro?

Come si farà a dire di no ? Esiste un terrorismo cattivo e uno buono? Quello contro gli ebrei? E soprattutto è razionale interrogarsi su ciò?

Uno Stato veramente democratico e che difende la sicurezza dei propri cittadini normali, non quelli che vivono di espedienti, di violenza, occupando le case degli anziani soli quando questi ultimi sono costretti a soggiornare per periodi più o meno lunghi in ospedale, non può permettersi una società che tradisce il patto con i cittadini che la compongono e la sorreggono. Pagando più o meno le tasse.

È inutile andare su La7 a spararla grossa nei dibattiti. Le manifestazioni di giubilo per gli atti di terrorismo vanno vietate senza se e senza ma. Non esistono “atti di resistenza”, sono fandonie retaggio di una mentalità malata che poi era quella del comunismo e del terzomondismo.

Adesso questa mentalità è diventata il vessillo del terrorismo islamico che paradossalmente vorrebbe sopprimere tutte quelle libertà in nome delle quali si voleva fare la rivoluzione nel 1968. Ma i compagni (e anche qualche camerata “misguided”) che sbagliavano sessant’anni orsono continuano a sbagliare anche oggi, sempre in odio a quell’Occidente che li nutre, li pasce e consente pure loro di sparare cazzate in televisione, sui social e nei dibattiti.

Sarebbe quindi ora di suonare la fine di questa ricreazione delle menti bipolari di siffatte persone. Con le buone ma anche con le cattive. Israele docet.

Aggiornato il 04 ottobre 2024 alle ore 09:17