Una manifestazione per ricordare con entusiasmo “resistente” l’eccidio del 7 ottobre 2023 in Israele durante il festival rave al confine con Gaza e nei kibbutz circostanti? Devono essere ore frenetiche al Viminale per il ministro Matteo Piantedosi. Che dovrà dire l’ultima parola su questa iniziativa indetta per il prossimo 5 ottobre a Roma – manco a dirlo – quasi in concomitanza con quel tragico anniversario.
Che oramai in Italia e in Europa l’antisemitismo – travestito da odio anti-israeliano e segnatamente contro Benjamin Netanyahu e il suo governo – sia stato sdoganato è sotto gli occhi di tutti. Ma che ci sia un limite pure a questo tipo di indecenza senza rifugiarsi dietro la foglia di fico della libertà di esprimere il proprio pensiero con una pubblica manifestazione è ormai un problema evidente.
Gli accenti entusiasti in cui in una sorta di “delirante” manifesto pubblicato su Instagram da questi “giovanipalestinesi.it” – in realtà apparentemente corifei di Hamas visto che ne esaltano la “resistenza armata” contro il colonialismo israeliano definendo l’eccidio del 7 ottobre dell’anno scorso (con tanto di stupri, mutilazioni e bambini decapitati) come “un atto eroico” – farebbero propendere per il divieto di concessione di autorizzazione alla manifestazione in oggetto. Anche per i gravi problemi di ordine pubblico che si potrebbero verificare.
Ma in Italia non si sa mai. Invece si attendono le prese di posizione di quella sinistra sempre contro Israele senza se e senza ma. Nonché quelle di gay e femministe che in altre manifestazioni in Europa hanno sfilato insieme ai militanti filo-Hamas. Cioè coloro che se andassero al potere in qualunque Paese di Europa li sterminerebbero con entusiasmo in nome della loro visione del Corano. Una storia già vista in Iran e raccontata nella graphic novel Persepolis da Marjane Satrapi. Che a lungo si sofferma sul nonno comunista ucciso in carcere ad Evin dopo avere aiutato i khomeinisti a rovesciare lo Scià di Persia nel 1979.
Aggiornato il 10 settembre 2024 alle ore 09:53