L’incredibile parabola di Keir Starmer

Dopo la vittoria a valanga alle elezioni politiche dello scorso 5 luglio, c’è stato chi, tra commentatori e analisti politici, ha descritto l’ascesa al potere del leader laburista Keir Starmer come “un nuovo New Labour”, evocando, con un neologismo già di per sé raccapricciante, il successo di Tony Blair nel 1997 che lo cementò al n.10 di Downing Street per dieci anni consecutivi. Ai tempi del ritorno laburista del ’97 alla guida del Governo di Sua Maestà, avvenuto dopo la lunghissima parentesi di Margaret Thatcher (dal 1979 al 1992) e di altri cinque anni a guida Tory con John Major, il leader della sinistra inglese aveva il vento in poppa e proprio in quello stesso anno, con la tragica morte di Lady D sotto al ponte dell’Alma di Parigi, crebbe a dismisura e in tempi rapidissimi la popolarità del neo-primo ministro Blair. Giovane, dinamico, pop (le scene di vita casalinga del primo ministro proposte nel film campione d’incassi The Queen non solo sono molto verosimili, ma secondo molti giornalisti britannici fedeli alla realtà quotidiana dell’allora quarantaquattrenne premier), Tony Blair seppe cavalcare benissimo l’ondata emotiva che seguì la morte della “principessa del popolo” – copyright del medesimo Tony – consentendogli addirittura d’imporre alla Regina Elisabetta II molte riforme sgradite alla già vegliarda monarca. Il crollo di popolarità della monarchia contrapposto all’enorme favore dell’elettorato nei confronti di Blair consentì persino a quest’ultimo di smantellare lo yacht reale Britannia, amatissimo dalla sovrana e dal principe Filippo, e di riformare costituzionalmente la Camera dei Lord, abolendo dopo secoli l’ereditarietà dei suoi scranni e trasformandola in una sorta di Senato repubblicano, seppure non elettivo. Due atti che provocarono enorme risentimento della Queen nei confronti del primo ministro e cementarono la sua notoria antipatia per Blair.

Nel 2024, con il ritorno a Downing Street del primo laburista dopo altri quattordici anni di governi conservatori, il leader del partito Keir Starmer credeva che il vento in poppa soffiasse talmente forte a suo favore da poter replicare l’esperienza blairiana, forse anche con maggior successo di popolo, ma ovviamente si sbagliava. È accaduto infatti l’esatto contrario: dopo soli tre mesi alla guida del governo della Gran Bretagna la sua popolarità è crollata di ben 28 punti percentuali, assestandosi addirittura sotto quella rilevata negli ultimi periodi dal suo predecessore Rishi Sunak. I motivi di questa vera e propria crisi di consenso sono molteplici, dallo scandalo sui regali un po’ troppo costosi ricevuti e piacevolmente accettati dal neo-premier – ci tornerò più avanti – alla riforma fiscale paventata che prevede un notevole innalzamento delle tasse per risanare i conti sgangherati del Regno post-Brexit (che ha causato un buco da 22 miliardi di sterline), alle nuove norme sull’immigrazione che hanno suscitato scontento e manifestazioni di piazza in tutto il Paese, peraltro maldestramente sedate. Ma c’è anche un quadro storico totalmente mutato rispetto a quel 1997 che ho citato poco sopra e soprattutto ci sono nuovi attori in campo oggi amatissimi dagli inglesi: mi riferisco al nuovo monarca Re Carlo III e alla sua famiglia, in particolare il principe di Galles e futuro sovrano William e sua moglie Catherine. Negli ultimi anni di vita della Regina Elisabetta II il ruolo dei premier che si sono succeduti alla guida del governo britannico aveva assunto, almeno agli occhi dell’opinione pubblica, una forza ben maggiore di quello che la tradizione costituzionale britannica impone loro. Schiacciata dal peso dell’età, dalle sofferenze per gli scandali causati da alcuni esponenti della famiglia reale, dalla perdita prima dell’amatissima sorella poi del marito Filippo, la Regina si era ritagliata negli ultimi anni spazi propri e visibilità ridotta al minimo, un po’ come accadde all’ultima grande sovrana prima di lei, Vittoria, sotto il regno della quale premier come William Gladstone avevano assunto de facto poteri ampissimi. Keir Starmer si è invece insediato a Downing Street in un quadro completamente cambiato, con un nuovo sovrano che anche grazie all’emotività causata dall’annuncio della sua malattia è inaspettatamente amatissimo e una famiglia reale attiva che, per decisione dello stesso monarca, è stata ristretta all’essenziale, con un notevole risparmio economico per i cittadini. I tempi in cui la Royal Family annoverava decine di stipendiati e che la rendeva per questo antipatica ed inutile agli occhi di molti elettori di sinistra sono ormai solo un ricordo: la “monarchia snella” voluta da Carlo III piace, ed è un apprezzamento bipartisan. Non dev’essere quindi andato a genio al Re, come non è affatto piaciuto agli elettori cui è stato proposto un piano economico lacrime e sangue, lo scandalo sulle regalie che ha investito il neo-premier Starmer. Mentre il sovrano ha dato il via da tempo ad una spending review reale, è emerso che il premier laburista si è fatto regalare da Lord Alli, un vecchio mecenate con il cuore a sinistra, ogni ben di Dio. L’inquilino di Downing Street ha infatti ricevuto dal milionario finanziatore della sua campagna elettorale abiti firmati per la moglie, Lady Vittoria Starmer, biglietti per il concerto di Taylor Swift per un valore di 4.000 sterline, per le partite della Premier League (12.000 sterline), ma anche accessori che dessero al grigio guardaroba del premier un po’ di stile e personalità, come scarpe e completi confezionati da uno dei sarti maschili più in voga della City (12.5000 sterline) e occhiali (2.500 sterline). Decine di migliaia di sterline – oltre al maxi-finanziamento elettorale di circa mezzo milione che Lord Alli ha devoluto per la campagna elettorale laburista – per spese personali che in molti casi, come i vestiti per la moglie del premier, non sono stati dichiarati al registro parlamentare delle donazioni come prevede la legge. Una questione certamente difficile da spiegare al popolo britannico a cui è stato annunciato un innalzamento delle tasse che non ha eguali dal dopoguerra e che per molti analisti è destinata ad essere il motivo principale per cui la luna di miele di Starmer con l’elettorato possa dichiararsi definitivamente conclusa. Il premier, tuttavia, nell’aprire nei giorni scorsi l’annuale conferenza del Labour a Liverpool, si è detto fiducioso e per nulla preoccupato della questione: “mi conoscete e sapete che le grida mi scivolano addosso” ha detto dal palco ai suoi sostenitori. Non solo, il premier ha persino svelato l’antidoto a tutte le sue frustrazioni quando legge recensioni negative: ascolta musica di Beethoven e Brahms.

È proprio vero che “ai sinistri”, come li chiama la bravissima comica italiana Chiara Francini nel suo adorabile romanzo Forte e Chiara, “interessa solo apparire di sinistra, e quindi dalla parte del giusto, perché nulla ti arricchisce di più della povertà altrui”.

Aggiornato il 30 settembre 2024 alle ore 09:41