Von der Leyen, Fitto e Meloni: l’intesa

Ursula von der Leyen ha reso nota la lista dei ventisei membri della Commissione, l’esecutivo comunitario dell’Unione europea, che intende presiedere. Adesso la presenterà, per il voto, all’Assemblea del Parlamento europeo. Avrà sei vicepresidenti esecutivi, tra i quali Raffaele Fitto, del gruppo conservatore e riformista all’Eurocamera, con delega alla Coesione ed alle riforme. Proprio Fitto è stato proposto e fortemente voluto dalla Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni.

L’opposizione interna italiana ha provato in tutti i modi ad ostacolare questo risultato. Elly Schlein, a capo del Partito Democratico, non demorde, intende dare battaglia col gruppo Socialista europeo, del quale il suo partito italiano fa parte, con la scusa di non volere conservatori riformisti nell’esecutivo supernazionale. È indubbio che si tratti di un grosso successo della Meloni. All’inizio molti pensarono che in questa battaglia avesse sbagliato tutto. Quando vinse le elezioni in Italia, piazzando il suo partito alla testa della coalizione del centrodestra e divenendo capo del Governo, la Meloni s’era subito intesa, nell’Unione europea, con Ursula von der Leyen, fino a portare la stessa a cambiare politica sull’immigrazione ed altro. Poi, dopo il successo alle elezioni europee, di fronte al chiudersi a riccio di socialisti e macroniani, viceversa sconfitti in quelle medesime consultazioni − che nel sostegno ad un secondo mandato a von der Leyen volevano escludere dalla coalizione i conservatori riformisti e tutte le altre destre − Giorgia Meloni rispose votando contro su tutta la linea. Allora i più dissero e scrissero che la premier italiana aveva sbagliato tutto, che si era autoemarginata e che non avrebbe contato più nulla in Europa. Invece, difendendo in quella sede gli interessi del partito da lei stessa presieduto, ha riagganciato i rapporti col capo dell’esecutivo supernazionale nella sua veste di capo del governo italiano, cioè di una delle nazioni fondatrici e fondamentali delle Comunità, poi ridenominate Unione europea. Ursula von der Leyen ha subito capito e condiviso la strategia, anche perché, nella sua essenza conservatrice, ha sempre mirato a riassorbire la destra riformista e non populista.

La candidatura di Raffaele Fitto, con consolidata esperienza supernazionale e deciso riformatore, è stata quella giusta perché ha riaperto le porte in Commissione per i dichiarati conservatori e all’Italia la vicepresidenza esecutiva. Giorgia Meloni ha visione strategica e abilità tattica. La sinistra reagisce male, senza una prospettiva salvo il cercare di demolire, demonizzare agitando fantasmi. Gli elettori, almeno così indicherebbero i sondaggi demoscopici, l’hanno stra-capito.

Aggiornato il 18 settembre 2024 alle ore 10:02