Il pragmatismo della destra

Ieri, Salvatore Merlo, sul Foglio, si è avventurato in una ricostruzione semiseria che si conclude con un consiglio provocatorio rivolto a sinistra: le femministe del Partito democratico dovrebbero iscriversi a Fratelli d’Italia, perché Giorgia Meloni è colei che prima fra tutte ha tradotto in pratica il femminismo di sinistra. Ciò perché avrebbe reso il proprio partito un movimento a trazione femminile e perché avrebbe favorito l’ascesa di donne nominandole nelle partecipate arginando lo strapotere dei maschi. Il tutto mentre a sinistra si fanno convegni e teorizzazioni mai messe in pratica. Detta così sembra una macchietta: la donna di destra che mette al proprio posto gli uomini (nella vita e nel partito) e instaura un regime politico matriarcale realizzando l’utopia femminista. Peccato che non sia esattamente così: la destra – a differenza della sinistra che finge di struggersi sulle scarpette rosse, sul corpo delle donne e sul femminismo – ha consapevolmente o inconsapevolmente dimostrato quanto l’individualismo realmente liberale e la concorrenza funzionino meglio del socialismo.

E così, mentre a sinistra imponevano le quote rosa, si interrogavano se fosse più rispettoso dire “avvocato o avvocata”, a destra hanno dimostrato quanto l’eguaglianza nei soli punti di partenza e l’assenza di pregiudizi producano concorrenza, meritocrazia e cioè l’ascesa di chi merita indipendentemente da cosa il diretto interessato abbia in mezzo alle gambe. Specularmente, a sinistra hanno dimostrato quanto la tutela teorica delle minoranze produca riserve indiane e non maggiori diritti. Volendo essere maliziosi, si potrebbe insinuare che l’attenzione gauche verso ogni tipo di minoranza sia puramente interessata e poco reale. Un buonismo peloso che assicura un tot di voti al netto di programmi politici inesistenti.

La sinistra si è smarrita in convegni sui “therians” o sugli “otherkins”, manifestazioni sul vattelappesca e proteste surreali. La destra ghettizzata in silenzio è dovuta crescere per forza di cose fino a impalcare la prima donna nella storia alla Presidenza del Consiglio facendo largo a colei che percepiva come l’alternativa migliore (anche agli stessi uomini del partito). Questo, caro Salvatore Merlo, non è femminismo di sinistra ma pragmatismo di destra senza preconcetti. Già, proprio quei preconcetti che troppo spesso albergano nel retro cranio di chi non può fare a meno di sventolare lo spauracchio fascista evitando di guardare ai propri limiti.

Aggiornato il 29 agosto 2024 alle ore 10:41