Una democrazia non contendibile

Sul piano generale, spesso le mie idee sono molto lontane da quelle di Luigi Manconi, uomo di sinistra a tutto tondo. Tuttavia, nel corso de L’Aria che tira di giovedì scorso, in onda su La7, l’ex senatore del Partito democratico ha spiegato con grande efficacia la differenza tra la democrazia russa e quella statunitense, capofila di quelle occidentali. In estrema sintesi, secondo il compagno di Bianca Berlinguer, con tutti i difetti che possiamo trovare al sistema americano, in cui non sono mai mancati aspetti deteriori sotto parecchi profili, c’è un divario abissale rispetto all’attuale situazione politica esistente in Russia: la possibilità di organizzare una opposizione e di rendere contendibile il Governo della nazione. Due elementi che, uniti alla presenza di una informazione realmente libera, non sembrano presenti nel regime democratico, se così lo vogliamo definire, diretto da Vladimir Putin.

Un sistema nel quale chi governa cambia la Costituzione a suo uso e consumo e si sceglie gli oppositori, mentre quelli scomodi non se la passano molto bene, per usare un eufemismo. In sostanza, laddove sia la libertà effettiva di espressione che di organizzazione politica risultano fortemente limitate, il concetto di democrazia assume un valore piuttosto relativo. In un tale contesto, anche se si ottenesse un consenso ancora superiore a quello bulgaro dell’attuale presidente russo, ciò non dimostrerebbe affatto che la Russia post-sovietica abbia almeno iniziato un processo di reale democratizzazione della sua complessa società.

Processo lungo e faticoso, che appare sempre più necessario soprattutto dopo l’insensata guerra mossa da Mosca contro l’Ucraina. Tuttavia, la storia di questo immenso Paese ci dice che la strada da compiere sarà assai impervia e lunga per condurlo, idealmente, nel contesto democratico europeo, di cui esso fa parte per ora solo sotto il profilo geografico.

Aggiornato il 22 marzo 2024 alle ore 09:49