La scorsa settimana il congresso del Partito popolare europeo ha varato, in via definitiva, la candidatura di Ursula von der Leyen per un nuovo mandato alla presidenza della Commissione esecutiva dell’Unione europea. Le resistenze dei repubblicani francesi sono state definitivamente superate.
Sul programma, articolato in proposte concrete, ci siamo già intrattenuti. Qui, invece, riferiamo della lucida posizione di Antonio Tajani e di Forza Italia, meno forte di un tempo, ma in ripresa. Egli ha insistito sulla necessità di coinvolgere, in un fronte deciso e chiaro, i conservatori fedeli allo Stato di diritto e i liberali. Del resto, è lo stesso spirito con cui portò il saluto del suo partito, nel 2022, al congresso del centenario del Partito liberale italiano. Congresso vinto da Roberto Sorcinelli, il quale ha decisamente collocato il partito nel centrodestra. Stessa posizione delle origini, in cui si volle dare una struttura di partito all’eredità del Risorgimento. Con Giovanni Malagodi la formazione fu tra i fondatori dell’Internazionale liberale e dei Liberali e riformatori europei. Adesso in quelli organismi, e soprattutto, per quel che qui riguarda, nel gruppo al Parlamento europeo vi sono correnti diverse: dai radicali “liberal” a liberal conservatori, come il Vvd olandese.
Forza Italia è nel Partito popolare europeo, ma può favorire lo spostamento a destra del gruppo liberale attraverso un’alleanza con il Pli. Una lista “bicicletta” con doppio simbolo e la garanzia politica dell’elezione di una rappresentanza liberale. La bicicletta ha funzionato egregiamente con gli autonomisti sardi. Qui il discorso è più serio. Ne va della politica europea di difesa, adesso fermamente voluta da Ursula von der Leyen, stante le spinte isolazioniste nordafricane e la minaccia del risorgente imperialismo pan-russo. È in questo quadro che Antonio Tajani ha una carta da giocare all’apparenza piccola, ma in grado di determinare la partita.
Aggiornato il 11 marzo 2024 alle ore 10:03