Ridare buon senso a un anno bisestile

Anno bisesto, anno senza sesto si dice dalle mie parti. Adesso, a inizio 2024, il giornale tedesco Bild lancia un pronostico: la nuova guerra, in Europa, potrebbe scoppiare nell’estate del 2025. Ciò sarebbe affermato in un documento riservato del ministero della difesa germanico, intitolato “Difesa dell’Alleanza Atlantica 2025”, a cui avrebbe avuto accesso un redattore della testata. A febbraio di quest’anno tutto dovrebbe prepararsi con la mobilitazione di 200mila soldati da parte della Federazione Russa, non solo per dare il colpo di grazia all’Ucraina, ma anche per preparare lo sfondamento nell’Unione europea. Lo scopo sarebbe quello di conquistare una striscia di terra tra la Polonia e la Lituania attraverso cui Kaliningrad, già Königsberg, città una volta prussiana, patria di Immanuel Kant che, dopo la Seconda guerra mondiale russa, verrebbe collegata con la Bielorussia. Poi si provocherebbero anche scontri tra le minoranze russe negli Stati baltici e i cittadini di quei Paesi, per giustificare un intervento anche lì. In questo modo verrebbero attaccati Stati membri dell’Unione europea e parte dell’Alleanza Atlantica. Ciò dovrebbe portare la Federazione Russa a schierare 70mila uomini in Bielorussia entro il marzo del prossimo anno.

Berlino si starebbe già preparando a schierare 30mila militari sul fronte orientale dell’Alleanza Atlantica. Il nuovo Governo di Varsavia, in settimana, si è già detto disposto ad accogliere truppe tedesche sul suo territorio. Il Governo conservatore britannico ha già dichiarato di mettere a disposizione 20mila uomini per operazioni sul Continente europeo. In Italia, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ne hanno preso atto? Non c’è da scherzare. Se si verificassero queste cose, sarebbe il tramonto del ruolo civile dell’Europa. Questo per tre motivi. Innanzitutto, le distruzioni materiali, ma poi anche quelle civili e spirituali. Un nuovo medioevo: i due polmoni dell’Europa, quello latino-germanico e quello romano greco orientale e slavo, confliggerebbero. Per questo bisogna cercare l’arbitrato prima che sia troppo tardi, ed attivare la Corte arbitrale permanente. La Federazione Russa è spavalda. Questo Impero d’Oriente fa l’arrogante in quanto ricopre un sesto delle terre emerse del pianeta Terra, con 146.099.728 abitanti all’inizio del 2023. Però ha problemi inflativi con la sua moneta. E ha un’economia estrattiva fossilizzata su un paio di prodotti, adesso in gran parte difficili da vendere, in quanto il mercato con molti Stati è chiuso per via delle sanzioni, comminate proprio per l’operazione militare speciale in Ucraina.

Anche per ricavarsi un mercato, visto che si sta chiudendo i rapporti coll’Occidente, la Russia si è gettata nelle mani della Cina continentale occupata dal Partito comunista. Storicamente, in passato ha avuto forti contrasti con esso, anche quando era controllata dal Partito comunista sovietico. Ciò per via della Mongolia ma, in prospettiva, per via della stessa Siberia. Insomma, la Federazione Russa avrebbe tutto l’interesse a cavarsela con un arbitrato e non con un’estensione di un conflitto che la danneggerebbe, sul piano economico, politico e culturale. Essa, però, non può accettare una mediazione elvetica che parte da una proposta ucraina, in cui si prevede un suo deferimento alla Corte penale internazionale per crimini di guerra. Invece, la Corte permanente di arbitrato le consentirebbe di trattare in campo neutro.

Aggiornato il 19 gennaio 2024 alle ore 09:56