Dopo il 2022, centenario dalla fondazione del Partito liberale italiano, per ricapitolare l’eredità del Risorgimento nel maturarsi del secolo totalitario; dopo il 2023, per rinsaldare il ricollocamento del partito stesso nel centrodestra italiano, ci auguriamo che il 2024 sia l’anno della acquisita consapevolezza – nelle forze che sorreggono il Governo conservatore in Italia, e che si battono per governare l’Unione europea – della necessità di una presenza liberale tra loro.
Un’utilità, se ne dovrebbero rendere conto, più di carattere ideale che numerico. Il mondo della politica, pertanto, riaccenda le proprie fiaccole spirituali: il Partito liberale italiano, ripartito nella guerra di Liberazione con Benedetto Croce è vocato per essere l’avanguardia di ciò. Ad esempio: dal Governo nazionale alla Commissione dell’Unione fino al legislatore statunitense, tutti si pongono la questione di controllare la cosiddetta “Intelligenza artificiale”. È confortante, in proposito, l’opinione, spesso espressa da Federico Faggin, ossia l’inventore dei microprocessori, secondo cui coloro i quali temono che i computer, nella loro evoluzione, possano elaborare prima o poi una propria coscienza e volontà, sono fuori dalla realtà. La coscienza, infatti, non potrebbe emergere da un sistema informatico sufficientemente complesso, in quanto la coscienza è un fenomeno non algoritmico. Essa, cioè, non dipende dagli algoritmi di un computer. Non è un fenomeno concernente informazioni. Va ben oltre. Ha a che fare col significato dell’informazione. È la capacità di catturare il significato dei simboli, delle parole, dei gesti, di un pezzo di musica, l’amore per un figlio.
Questo ci permette, a detta di Federico Faggin, di trasformare il simbolo in significato. È un processo puramente quantistico, che non ha nulla a che fare con quanto operano le macchine, come il computer. Può al massimo assemblare delle correlazioni, come la macchina per la memoria progettata nel sedicesimo secolo da Giulio Camillo Delminio. Tuttavia, l’allarme non è ingiustificato, in quanto è null’altro da un aspetto del transumanesimo, l’idea cioè di trascendere l’umanità con la macchina. Anche se solo, nella sua visione “buona”, per aumentare le capacità fisiche e cognitive dell’essere umano. È un’idea della quale essere sospettosi in quanto qualcuno, quando intraprende una ricerca, spesso, “trovato l’anello” perde i freni. È la ricerca della conoscenza senza coscienza, e fu proprio Benedetto Croce a lavorare sul confine tra etica e scienza, come tra etica e politica.
Il liberalismo serve principalmente a delimitare i confini. Il liberale resta saldamente umanista, al di là di tutti i trans o super, di Pierre Teilhard de Chardin, il gesuita coniatore del termine transumanesimo nel 1949, o di Julian Huxley, il positivista il quale lo riprese nel 1957, o di Friedrich Wilhelm Nietzsche, deformato dalla sorella nazista e affarista, per quanto concerne il “super”. Così, dovrebbero essere rimessi i paletti tra la famiglia, dove il pupo dovrebbe essere educato, e la scuola, in cui dovrebbe essere erudito. È vero che nulla è più in crisi della famiglia, ma mentre la presidente del Consiglio, sapendone qualcosa, prende misure per soccorrere le famiglie e ripristinarle nel loro ruolo naturale, il ministro della Pubblica istruzione si fa intortare dai sinistri avvitati alle poltrone del suo Dicastero. E distrae lo scolaro con corsi di trenta ore di “formazione all’affettività”. Sottrae i giovani alla trasmissione dei saperi, col risultato di avere ragazzi sempre più ignoranti, quindi cittadini sempre più manovrabili.
Anche qui urge il ruolo di un Partito liberale italiano che apponga i paletti di confine. Il Governo, in un mondo squassato da guerre praticamente sempre più vicine alla Penisola, ha mille urgenze. Ma, proprio per questo, avrebbe necessità dell’ingresso di una forza politica vocata, per tradizione, alla difesa delle idee.
Aggiornato il 03 gennaio 2024 alle ore 18:35