La notizia c’è. Beppe Grillo è stato ricoverato per un malore che, per fortuna, si è dimostrato di lieve entità. Meglio così. La notizia non soltanto c’è ma, soprattutto, ha una sua rivelazione, interna ed esterna. Insomma, rappresenta una spiegazione a livello mistico di un qualcosa che sta ritornando allo stato umano. Grillo ha rappresentato per un cumulo di anni (troppi) una certa superiorità disumana, almeno nella misura con la quale non gli bastava il confronto con noi esseri umani. Ma di noi aveva assolutamente bisogno per tramortirci, abbassarci, piegarci alla sua volontà. Noi eravamo la sua vera raison d’être, l’appoggio totale che, proprio nel suo piegarsi alla volontà dell’istrione, dimostrava quanto fosse ineguagliabile, quasi indistruttibile, la sua fabulazione.
Ma lo si sa: Grillo è un provocatore, di quelli per così dire scientifici, preparati, pronti a quel tutto che era (è?) la substantia della sua (s)stravolgente comicità. Dico stravolgente perché c’era in lui una lucida consapevolezza sugli effetti immancabili nei risultati. Definisco lucida una consapevolezza che era – ed è – di pura velleità, di squisita fiction televisiva ma dall’impatto a suo modo feroce. E sempre sostenuta dal ritmo crescente di un vero attore, più o meno comico, che ha fatto della sua arte quella dell’imprecazione, dell’insulto, dell’offesa. E senza ritorno. Perché questa specie di arte non può in modo assoluto prevedere la contro-risposta, non è capace di attendere una replica. Ma, soprattutto, non vuole tutto ciò.
Ed ecco che per mesi, forse per anni, il procedere senza sosta di questa “comicità” l’ha resa inattaccabile, indistruttibile, au-dessus de la melèe, al di sopra di tutto e di tutti, quasi fossero una bestemmia una replica anche la più timida, una risposta anche la più composta, una contestazione anche la più corretta (e più necessaria). Come sempre, l’effetto-tempo ha bussato alla porta del comico genovese, rendendo arrugginite qualche battute e ripetitivi certi intermezzi con insulti ormai calanti, sia di forza che di invenzione, anche perché la nuova realtà del potere della gauche era peggio di una spugna assorbente. Era ed è il suo specchio deformato e deformante.
Però, diciamocelo: è stata la sua vita privata a sfondare definitivamente il muro di quella impietà che aveva riempito, con i propri ruggiti, gli spazi di una tivù benevola e sensibile all’audience. Quest’ultima, guarda caso, è ora in grave crisi in quello che chiameremmo il post-Grillo, con “ferite” familiari ripetute impietosamente, sì da toglierli per sempre, come diceva mia nonna, la voglia di scherzare sugli altri. Chiamiamola, se volete, la caduta degli Dei.
Aggiornato il 13 dicembre 2023 alle ore 10:51