Tutti contro la “povera” Roma adesso che ha perso la partita dell’Expo 2030. Adesso si odono alti lai per il “povero” sindaco Roberto Gualtieri che, appunto, non ce l’ha fatta contro Riad. Ed è tutta una protesta contro il destino cinico e baro, soprattutto baro, giacché l’insinuazione più insinuazione di tutte è che Riad ci ha messo i petrodollari, perché ne ha tanti. Sarà vero, anzi è verissimo, ma chi non l’avrebbe almeno sospettata questa lauta mancia per ottenere la benedetta Expo?
Già, Roma, ma quale Roma caput mundi? Quale Roma Capitale europea? Quale Roma col suo Papa Francesco? Quale Roma, appunto, se poi si vanno a guardare i rifiuti non raccolti e qualche topolino che ci mangia dentro.
Eppure, diciamocelo: questa Roma non c’entra molto con la sua sconfitta nella gara per l’Expo. Roma non è la prima colpevole, pardon, la prima vittima nel perdere. A questo proposito, alzi la mano chi ha avvertito se non la voce almeno qualche bisbiglio dall’alto a proposito della “sua” Roma. Io non l’ho sentito e correggetemi se sbaglio.
Il punto vero, lo sappiamo tutti, è che si tratta(va) di una partita internazionale quella che si voleva giocare con Roma Capitale europea, esattamente come anni fa la si giocò con Milano-Moratti per l’Expo con primo manager Beppe Sala, poi diventato sindaco di Milano.
E ciò non tanto o soltanto a proposito di una Esposizione che è appunto mondiale, ma perché anche il Paese che la “gioca” riveste, a buon diritto, un ruolo internazionale che proprio l’assegnazione di questa rassegna non può che rafforzare. La premier Giorgia Meloni è ovviamente la meno responsabile, ma di certo una qualche ombra è scesa sul suo indubbiamente intenso operato. Per altro e non a caso “Politico.eu”, l’edizione europea della testata giornalistica americana “Politico” che si occupa degli affari politici dell’Ue, l’ha indicata in questi giorni come la più influente fra i leader europei. Non è improbabile, anzi è certo, che alla sospetta offerta in petrodollari avrebbe dato molto filo da torcere.
È proprio in casi del genere, a loro modo politici, che una leadership ha il suo peso soprattutto nella ricerca di alleanze che, a quanto pare, non si sono viste, in particolar modo fra i Paesi africani. Come si dice, sarà per la prossima volta. Intanto teniamoci l’Arabia Saudita, che almeno Matteo Renzi conosce come le sue tasche.
Aggiornato il 01 dicembre 2023 alle ore 09:34