Lo sappiamo tutti, più o meno, che l’abuso di potere è cosa frequente da parte di chi ha, appunto, del potere. Ma anche un giornalone o un giornalino hanno meno potere di un ministro. Mi riferisco sia a un ministro di nome Francesco Lollobrigida, sia a un quotidiano grande o meno grande, compreso un quotidiano come il nostro, testimone di una posizione e visione liberale, sempre e comunque come dicono gli anglosassoni, e non solo. In virtù di questa che chiamiamo posizione libera, oltre che liberale, ci permettiamo di dissentire, in gran parte, dalla canea generale sollevata dalla fermata ordinata da questo ministro per partecipare non a un comizio di partito ma per l’inaugurazione di un parco pubblico. Noi che, senza se e senza ma, non facciamo parte di quello che con grande acutezza Mattia Feltri (vedi La Stampa di ieri) chiama il “populisticamente corretto”, diciamo che proprio quei giornalisti che hanno a gran voce chiesto le dimissioni, dovrebbero loro stessi dimettersi, “per esercizio quotidiano di anticasta abusiva e di populismo”. Perché? Ce lo spiega sempre Feltri: “Per non averci capito ancora nulla”.
Si sa che la casta – che ha le sue colpe, a cominciare dai suoi abusi – dovrebbe essere messa all’indice. Ma pure chi pronuncia condanne anticasta a prescindere dovrebbe, come minimo, informarsi meglio. Lo diciamo e lo scriviamo non da oggi, proprio perché possiamo rinvenire quotidianamente errori e omissioni praticamente sulla maggior parte degli “organi di informazione”, non fosse altro per via, appunto, della loro quotidianità che non consente approfondimenti e precisioni in profondità. Figuriamoci per un ministro, che deve partecipare all’inaugurazione di un parco ma che viaggia su un treno con tanti minuti di ritardo. Vogliamo almeno chiamare in causa, se non quella di forza maggiore, almeno delle attenuanti non generiche ma di buon senso? Vogliamo cioè ammettere che una partecipazione molto attesa, e non elettoralistica, ha le sue attenuanti? Ma vogliamo, soprattutto, mettere in evidenza che per i nostri treni, compresi quelli che a (s)proposito vengono definiti “rapidi” (come quello su cui viaggiava il ministro Lollobrigida, che non andava a trovare una presunta amante!), il sostantivo è eliminato dall’aggettivo? Se non ora, quando?
Aggiornato il 27 novembre 2023 alle ore 09:25