Ragion di Stato e ragion d’Europa

Tutte le potenze di questo mondo oggi, con le guerre in corso, si manifestano in crisi. La Federazione Russa aveva creduto di andare a passeggiare in Ucraina e si è impantanata in una guerra di posizione. L’Alleanza Atlantica pensava di bastonare la Federazione Russa con l’armare e l’addestrare gli ucraini, eppure la loro controffensiva si è arenata. L’azione terroristica di Hamas, le cui modalità rappresentano in sé dei crimini, ha scatenato una reazione dello Stato di Israele che coinvolge la popolazione civile della Striscia di Gaza, con reazioni nel mondo arabo e islamico, suscettibili di causare un allargamento del conflitto di portata mondiale. Le cosiddette “superpotenze” sono tutte impegnate nel cercare di evitare ciò, ma le parti in conflitto non ci sentono.

In tutto questo, più di qualche osservatore “intelligente” dice che l’Unione europea starebbe dimostrando di non “esistere” quando invece rappresenta in tutti i casi una posizione comune, in grado di attirare gli Stati ancora terzi, nei Balcani, in Europa orientale e persino nel Caucaso che si mettono in fila per farne parte. Perché l’Unione europea non solo si riconferma, ogni giorno di più, quell’istituto sussidiario per mettere in atto quelle politiche in cui la dimensione nazionale si dimostra insufficiente, ma soprattutto è un’oasi di pace dove anche le ostilità storiche possono essere superate in positivo, pure al di là delle barriere ideologiche oltre a quelle nazionali e storiche. Ne è una riprova la visita ufficiale del capo del Governo sloveno, Robert Golob, al presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. Un ambientalista liberaleggiante e una conservatrice nazionalisteggiante in accordo sull’indispensabilità dell’integrazione europea, nell’ambito della quale si battono per conferire una rinnovata centralità allo spazio geoeconomico e geopolitico dell’alto Adriatico. Il reciproco scambio commerciale ha raggiunto quattordici miliardi di euro nel 2022, con progetti per crescere insieme nei settori dell’economia energetica, della difesa, delle infrastrutture, nel rafforzamento della cooperazione trans-frontaliera.

Il primo ministro sloveno, tra l’altro, è di Nuova Gorizia, il centro nato dalla divisione di Gorizia alla fine del Secondo conflitto mondiale del secolo scorso. Le due nazioni, riunite nell’Unione europea, hanno presentato la candidatura di Gorizia e Nuova Gorizia a capitale europea della cultura per il 2025. E la Slovenia sostiene quella di Roma per l’Esposizione universale del 2030. Si ricorda, per chi non lo sapesse, che nel Parlamento sloveno vengono parlate tre lingue ufficiali: lo sloveno, viene da sé; l’italiano per gli istriani e l’ungherese per una striscia ai confini con l’Ungheria. Questa è la riunificazione dell’Europa nell’ambito dell’Unione. Sono le guerre in corso a essere un tragico, regressivo e pericolosissimo anacronismo.

Aggiornato il 15 novembre 2023 alle ore 17:40