Nei giorni scorsi si sentivano crescere le voci contro Israele che “stava esagerando”, che “non aveva rispetto per i palestinesi” e che era, come al solito, al servizio degli Usa. Quest’ultima accusa, in effetti, proveniva soprattutto dalla grancassa antiebraica e palestinese filo Hamas, non poco diffusa anche da noi democratici occidentali. E poco importa che sia proprio Hamas la struttura meno democratica che si confronti con Gerusalemme e i suoi difensori. Non è la prima volta e neppure l’ultima, non solo e non tanto per la vicenda attuale – e per ciò che comporta nel quadro politico generale – quanto piuttosto per gli antichi motivi praticamente secolari nati e cresciuti con l’antisemitismo. Qualche storico, a proposito di questa nascita, la iscriverebbe a duemila anni fa circa, ai tempi di Tito e Vespasiano. Ma si dovrebbe aggiungere che i due imperatori, e soprattutto la Roma caput mundi e i romani, non avevano alcuna pregiudiziale antiebraica (e contro tutte le” razze”), numerosissima nell’Impero e nella sua capitale. Non c’era razzismo, insomma.
L’antisemitismo viene dopo, molto dopo. E, tra l’altro, non è originato dalla resistenza perinde ac cadaver degli ebrei contro l’invasione, poi divenuta occupazione, di Roma. Resistevano da secoli gli ebrei. Per di più, l’imperatore Tito si chiedeva, sempre più stupito, per quali seri motivi gli ebrei non ne volessero sapere della “civile” dominazione romana ormai accolta in tutto il mondo (di allora). Già da quei tempi non si capiva, e non si voleva capire, l’animus ebraico e la sua eterna storia impersonata, innanzitutto, dai re come David che si succedevano e da Mosè. Una storia, per così dire, biblica. È semmai la conservazione, anche questa perinde ac cadaver, delle proprie tradizioni, della propria storia, della autonomia, delle proprie preghiere, dei propri riti che ha inciso fortemente sia sulla sopravvivenza di quel popolo, che sugli odi nei suoi confronti. E basta qui citare l’olocausto che ne aveva stabilito la distruzione totale. Che poi nell’antisemitismo abbia svolto un ruolo di fondo l’aspetto religioso inviso a tutti i Papi, e quindi da combattere da parte di tutti i credenti, è un fatto fuori discussione.
Però oggi le cose non stanno così, come ben sappiamo. Le “cose” che fanno di Israele un nemico per i piccoli e grandi Stati musulmani che lo accerchiano è, innanzitutto, il legame con l’America e l’Occidente, che lo rende “diverso” in quel contesto, che fa d’Israele una anomalia “storica”. E solo se non fosse che la forza degli Usa, come ha detto Joe Biden, è sempre al suo fianco, le sorti di Israele potrebbero precipitare. Ma c’è dell’altro e riguarda la superiorità israeliana nel settore della ricerca, della finanza, della tecnologia. Insomma, della modernità. Ed è in questa dimensione o collocazione di una storia alla fine piegata e sconfitta dagli stessi perseguitati ebrei che è ravvisabile, secondo non pochi osservatori, un’ostilità che viene dunque da lontano e da parte di coloro che, per tradizione, vedono nella loro una storia che credono imbattibile, invincibile. E non lo è.
Aggiornato il 07 novembre 2023 alle ore 09:03