Un anno di Meloni: timori e speranze

Forse, e non vorrei sbagliarmi, c’è stato in questi ultimi venti anni che il solo Romano Prodi si sia agevolato di un accompagnamento così favorevole. A parte il defunto Giorgio Napolitano che ha avuto esequie e laudi all’altezza di un papa e forse più. 

Non pare che a Giorgia Meloni, primo Presidente del Consiglio dei ministri donna (il ché conta), sia mancata, per dir così, poca simpatia dai mass media in genere, in modo particolare la tv, specificamente il Tg1.

E con ciò avrei detto tutto se non fosse che alcuni giornali abbiano dipinto, proprio in queste ultime ore, la nostra Premier con “la rabbia in  video: cattiveria mai vista, ma non ci indeboliranno!”.

Mi deve essere sfuggito qualcosa (capita da vecchi e stando a Milano), ma non mi è sembrato che, a parte qualche “cattiveria” a proposito della sua separazione, tra l’altro “pubblica” per evitare una campagna di gossip e altre riferite alla sua famiglia (sorella-segretario, mamma, ecc.), non mi pare che si sia esagerato nei suoi confronti. 

Mi pare, anzi, che la Meloni goda di ottima salute, nonostante continui a macinare migliaia di kilometri accolta addirittura con qualche abbraccio. 

Forse è per la sommatoria di queste malinconie o indignazioni, dopo soltanto 12 mesi di buon governo e ovviamente per conoscere da vicino i vari leader mondiali, ha fatto dei suoi primi dodici mesi a Palazzo Ghigi una ricca, sontuosa e vasta autolode. Diciamo un tantinello sopra le righe.

Ma, ripeto, molto probabilmente sono io che sbaglio ma, aggiungo, quanto ai famigerati, ai fatali (per Andrea Giambruno) fuorionda di “Striscia la notizia”, bisognerà prima o poi fare qualche riflessione sulla santificazione della libertà di stampa che, guardando le proporzioni del gigante Mediaset con la sua intoccabile “Striscia”, dotata di mezzi e personale a dir poco ampi, e gli altri assai meno potenti mass media, grandi e, soprattutto, privi di tv, e piccoli, comporta proporzioni, a ben vedere, e senza gratuite polemiche, oggettivamente non paragonabili.

Non solo, ma sarebbe anche di un certo interesse una mappa, uno studio, una analisi super partes di contenuti e di polemiche ad personam del nume tutelare e intoccabile Antonio Ricci durante questi anni. Magari iniziando dal paragone fra la Prima e la Seconda Repubblica. Per non guardare in faccia nessuno, si capisce.

Quanto alla Meloni, scivolata sul caso Giambruno offerto da “Striscia” che, appunto, “non guarda in faccia nessuno” e chi se ne frega se ne derivi la separazione-divorzio (con una bambina di sette anni) fra la Premier e il giornalista di Mediaset, sarebbe da vedere se da quella analisi ne derivasse qualche spunto da sottoporre innanzitutto a quelli di “Striscia”.                                   

E mi raccomando, giù le mani dalla libertà di stampa. E di sputtanamento.

Aggiornato il 24 ottobre 2023 alle ore 10:07