Si sente da più parti dire che lo Stato d’Israele dovrebbe stare calmo, che dovrebbe evitare un allargamento della guerra, che non deve aggredire questo o quello Stato islamico, ovvero tutta la corona di nazioni che la circondano, fatto salvo l’Egitto. Quanto alla visita di Joe Biden a Gerusalemme, la ragione del viatico che lo vorrebbero accompagnare è identica. Ed è di fare pressioni su Israele, appunto, affinché segua la strada maestra di cui sopra. Sono ragionamenti diffusi anche in Europa anche se, piuttosto che sforzi della mente, paiono consigli o avvertimenti per impedire a Tel Aviv un suo proprio e ineludibile ragionamento di vita o di morte: che fare con i nemici, che fare con Hamas, che fare con l’Iran che lo finanzia, lasciando intendere che si tratta di una guerra non solo contro Israele ma contro l’America, definita dai barbuti ayatollah nientemeno che “Satana”.
Sic stantibus rebus, a sentire i suddetti, meglio sarebbe che Biden-Satana si limitasse a prendere qualche aperitivo con chi c’è, per poi tornarsene alla Casa Bianca. Ma le cose non stanno affatto così. E ciò che accade a Gaza, alle centinaia di morti in un ospedale, alle bombe che cadono 24 ore su 24 anche su Tel Aviv, ci narrano un’altra storia, un’altra guerra, un’altra Israele. Una guerra, appunto. Ma di quelle d’oggidì, quando non si scontrano gli eserciti ma si massacrano i civili, gli abitanti innocenti di una città e di un villaggio. Perché la guerra è cambiata, tragicamente, in peggio. È una strage, ma degli innocenti. Questo il nuovo Jihad lo sa molto bene e ha messo in pratica una guerra feroce contro Israele che, a sua volta e come sempre, replica per le rime, giacché il popolo di Sion non sa che cosa significhi arrendersi. O lo sa molto bene. E intanto si condanna Israele. Il fatto è, tuttavia, che si condanna sempre e comunque la reazione di Israele ma senza mai proporre un’alternativa che non sia, appunto, una sostanziale resa agli orrori, ai sequestri, agli omicidi su larga scala compiuti da Hamas. O a una situazione postbellica nella quale lo stesso auspicabile Stato di Palestina sarebbe composto da cittadini per i quali l’unico israeliano amico sarebbe un israeliano morto. Tutto questo lo sa Gerusalemme e pure Biden, che non si limiterà a sorseggiare aperitivi.
Aggiornato il 20 ottobre 2023 alle ore 09:44