Roberto Burioni, uno dei virologi più chiusuristi durante la pandemia da Covid-19, alias uomo dei vaccini per antonomasia, ha recentemente pubblicato questo post su Twitter: “Ottime notizie. Un nuovo farmaco, la retatrutide, sembra avere un’ottima efficacia nel combattere l’obesità. Aspettiamo la fine della fase 3, i risultati preliminari sono però ottimi, con la dose massima i pazienti hanno perso il 25 per cento del loro peso”.
Ora, considerando la forma fisica del personaggio, che in apparenza sembra appartenere a quel preoccupante 36,3 per cento di italiani che svolgono un’esistenza da sedentari, praticando uno sport rigorosamente in pantofole di fronte al televisore di casa, comodamente sprofondati in un divano, non c’è da stupirsi che dia la priorità a un approccio farmacologico, anziché mettere al primo posto i fondamentali aspetti legati allo stile di vita, come per l’appunto una regolare attività fisica e una sana alimentazione.
Le stesse caratteristiche che, proprio durante la lunga notte del terrore virale, sono state completamente ignorate da chi, come Burioni e tanti altri virologi della paura, voleva solo farci stare chiusi in casa, ignorando quanto ufficialmente dichiarato dall’Organizzazione mondiale della sanità durante la prima ondata del Coronavirus; ossia che soprattutto in quel frangente lo sport e l’attività fisica avrebbero dovuto rappresentare un fondamentale presidio di salute.
Idem con patate per le persone in sovrappeso, che in Italia si stima che siano ben il 44,5 per cento dell’intera popolazione, per le quali il ricorso ai farmaci, come nella stragrande maggioranza delle cosiddette malattie del benessere, dovrebbe rappresentare assolutamente l’extrema ratio.
Quindi, prima di emulare il compianto Renato Carosone, nell’esortare la moltitudine di obesi a pigliarsi una pastiglia, sarebbe cosa buona e giusta, da parte del celebre virologo pesarese, ricordare in premessa quanto sia importante seguire un corretto stile di vita nella prevenzione dell’obesità. Obesità la quale, come abbiamo tragicamente potuto sperimentare con il Covid-19, rende chi ne è affetto estremamente fragile, anche nei riguardi di patologie apparentemente banali.
Altrimenti, facendo passare l’idea che la scienza moderna sia in grado di realizzare un farmaco per ogni evenienza, si rischia indirettamente di incentivare stili di vita decisamente deleteri per la salute.
Aggiornato il 07 luglio 2023 alle ore 15:26