Quella sulle alleanze nel centrodestra in vista delle prossime elezioni europee puzza terribilmente di bruciato. Sembra un teatrino messo su ad arte in ossequio all’antico giochetto del “poliziotto buono e poliziotto cattivo”.
Volendo brutalizzare il concetto, Giorgia Meloni continuerà a fare squadra con i Conservatori europei ma ha ammesso che è necessario superare la “maggioranza Ursula” per dare al Parlamento e alla Commissione una nuova maggioranza di centrodestra.
Forza Italia resterà nel Ppe, ragion per cui è obbligata a prendere le distanze dal progetto leghista di allearsi con Rassemblement National di Marine Le Pen e con Alternative für Deutschland. Ovviamente Antonio Tajani prende le distanze da questa scelta con un arzigogolo retorico affermando che “con Salvini siamo pronti a fare alleanze in Italia e fuori. Il problema non è mai stato e mai sarà Matteo Salvini e la Lega – spiega il vicepremier – Il problema sono Afd e il partito della Le Pen perché sono anti-europeisti. Come si fa a governare l'Europa con chi è contro l'Europa? C'è incompatibilità non solo con Forza Italia ma con la famiglia del Partito popolare europeo”.
Dal canto suo Matteo Salvini – schiacciato da conservatori e centristi – non ha alcuna alternativa di visibilità se non quella di intercettare il voto di destra-destra sperando di portare a casa un risultato decente.
Ma veniamo al punto: indipendentemente dagli obiettivi dei singoli partiti e dei relativi leader, il punto di arrivo del centrodestra è proprio quello di superare la cosiddetta maggioranza Ursula marciando diviso per colpire unito qualora i numeri dovessero permetterlo.
Ovviamente quello di cercare di costruire un campo largo del centrodestra europeo che – per dirla con Giorgia Meloni – aiuti a superare quella maggioranza di centrosinistra “innaturale e inadeguata alle sfide che l'Europa è chiamata ad affrontare” è un obiettivo inconfessabile all’interno delle singole famiglie politiche europee, soprattutto sulle sponde del Ppe.
E allora per adesso simulano di prendere vicendevolmente le distanze per poi verificare i numeri a urne chiuse e provare a formare un Polo di centrodestra europeo con i partiti che ci stanno (o con parte di essi).
Ciò perché, trattandosi di operazione ad alto rischio, a Forza Italia e Fratelli d’Italia non conviene benedire l’operazione salviniana per una mera questione di credibilità all’interno dei singoli raggruppamenti politici europei: se le cose dovessero andar bene, nessuno si farà del male. Se le cose dovessero invece andare male, l’unico a rimetterci sarà Salvini che d’altronde oggi non ha nulla da perdere: o pesca a destra o non pesca.
Aggiornato il 07 luglio 2023 alle ore 10:56