Berlusconi, ti siamo grati

Siamo grati a Silvio Berlusconi perché, con la sua “discesa in campo” del 1994, ci ha salvato dalla “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto.

Una magistratura organica ai disegni comunisti, infatti, fino allora, aveva lasciato in pace l’imprenditore di successo, il popolarissimo presidente del Milan, per dedicarsi alla distruzione dei partiti, delle correnti e delle personalità anticomuniste e consentire, dopo il crollo del muro di Berlino, ai comunisti di riciclarsi e conquistare il potere, dando spazio in lista a persone e correnti di altri partiti ma filocomunisti.

Uno schema già collaudato, nel secondo dopoguerra, dalle cosiddette “democrazie popolari” dell’Europa orientale appena crollate.

Ti siamo grati per lo spazio dato a rappresentanti liberali, come Antonio Martino, Alfredo Biondi, il generale Calligaris e tanti altri. Ciò se anche non si condivide la definizione di “Partito liberale di massa”, memori di un aureo opuscolo di Giovanni Malagodi, “Massa non massa”, nel quale si spiegava per noi un’evidenza: un partito liberale, anche se raggiungesse la maggioranza assoluta alle elezioni, non sarebbe mai “di massa”, perché composto e votato da individui non “massificati”.

Gli siamo grati perché ha sbloccato la democrazia italiana in quanto ha dato credito e spazio ad una evoluzione della Destra italiana in senso conservatore. Non era una sua idea nuova, c’aveva già provato quando sostenne il tentativo di “democrazia nazionale”. Alcuni esponenti della quale si ritrovarono in Forza Italia. Potremmo continuare ma, in sintesi: grazie!

Aggiornato il 13 giugno 2023 alle ore 12:22