Romanisti, Mou e catenaccio

Sassolini di Lehner

Nessuna buona notizia per la A.S. Roma. Non solo perde e giustamente la finale – il Siviglia ha giocato meglio – ma, casa brucia! un’altra fascina! – no, non Marta, quella parvenue che vorrebbe papparsi Forza Italia – José Mourinho ha promesso di rimanere per quella miseria di 7 milioni netti l’anno, per continuare a strillare contro gli arbitri cornuti e il destino cinico e juventino.

Ora, di contro alle folle oceaniche plaudenti il duce portoghese, io, giallorosso amante del football, rimarco che i giallorossi, pur generosissimi nell’impegno, sono stati privati financo di un barlume di gioco, di uno straccio di geometrie, di passaggi precisi e, talora, smarcanti.

Mourinho ci fa vedere sistematicamente l’orrore di calciatori incapaci di tenere la palla per più di due secondi e, anzi, cederla prima possibile alla squadra avversaria. Reinventati come rugbisti, il massimo della classe si dimostra gettando la palla in touche. Il pallone scotta tra i loro piedi e liberarsene è l’imperativo tattico kantiano.

La sfera alla Mourinho, le rare volte che arriva agli attaccanti, sbatte sulle schiene, sui fianchi, sulle spalle, mai sugli scarpini e così i centravanti non possono che fare la reiterata solita figura di merda.

Financo Lorenzo Pellegrini, già piedi buoni, è diventato pateticamente inguardabile.

E non è sempre disponibile l’acciaccato Paulo Dybala, l’unico in avanti che non denota ancora piedi fucilati, a salvare la faccia tosta dell’allenatore.

Insomma, Mourinho, a parte il verrou copiato dagli elvetici, ma senza neppure l’ombra di un Roger Vonlanthen, tutti indietro e palla avanti alla viva il parroco, mi sembra non abbia mai un’alternativa tattica al catenaccio. La sconfitta col Siviglia sarebbe stata propizia nel caso se ne fosse andato, ma la promessa di restare alle mie orecchie suona come truce minaccia.

Gli arbitri saranno pure cornuti, ma i romanisti amanti del calcio non sono cojoni.

Aggiornato il 01 giugno 2023 alle ore 17:51