Il ministro della Pubblica istruzione, il professor Giuseppe Valditara, dovrebbe stare molto attento. E dovrebbe drizzare le orecchie, quando la burocrazia del Ministero da lui amministrato prende delle iniziative di “riforma”.
La scuola italiana, all’inizio del periodo post-fascista della storia nazionale, partiva da posizioni d’eccellenza. Un amico italiano d’America, cioè con doppia cittadinanza, italiana e statunitense, mi ha mostrato la pubblicità di uno dei più esclusivi collegi d’istruzione nordamericani. Esso si fa conoscere dichiarando di seguire i programmi della riforma Gentile. Giovanni Gentile, va detto, attuò, con poche modifiche, un testo predisposto da Benedetto Croce, quale ministro dell’ultimo Governo di Giovanni Giolitti. Adesso, però, da noi, si è avuto un trentennale periodo “deformante”, tutto basato sulla balla dell’innovazione, sul presupposto di considerare migliore ogni “novità”.
Il primo risultato lo può notare chiunque legga come scrivono coloro i quali sono usciti da questa scuola nuova: l’imbarbarimento lessicale. Un linguaggio sempre più povero. Le materie umanistiche sono state penalizzate a favore di quelle ritenute “scientifiche”, ma con un accento fuorviante su presunte “competenze”, sul “fare”, in luogo delle conoscenze, delle materie cognitive, e della tradizione del sapere. Si dimentica, ad esempio, tutta la dimensione teorica della matematica, la parte simbolica e anche verbale. E poi il valore della dimostrazione, del ragionamento logico deduttivo.
La matematica, in radice, è “filosofia”, termine non a caso coniato da Pitagora nel momento fondativo della sua scuola, come riforma dell’orfismo. Euclide fu un allievo di Platone. E l’Accademia, all’ingresso della quale fu posta la scritta “nessuno entri, che non sia geometra”, fu soprattutto un luogo d’incontro tra matematici. L’intreccio tra materie scientifiche ed umanistiche era un connotato della scuola italiana. È proprio questo che è stato demolito da più di trent’anni. Questa scuola è stata svuotata del suo contenuto cognitivo attraverso l’emarginazione delle materie fondamentali, per contenuto epistemologico, per essere riempita dall’ideologia.
La cosiddetta “Agenda 2030”, stia attento professor Giuseppe Valditara, è il manifesto di una ideologia utilitarista, con un contenuto totalmente globalista ed anti-identitario. Legga il cosiddetto “Piano scuola 4.0” e si accorgerà della lingua nel quale è scritto! Quello è italiano? È frutto di una scuola pensata come mercato per i produttori di computer i quali, però, non sanno quanto quel vocabolo non sia inglese ma latino, e non hanno studiato l’italiano! Lei, signor ministro, ha sottoscritto una circolare meritoria per vietare l’uso dei telefoni cellulari in classe. In un allegato, riporta i risultati di una audizione d’esperti, i quali indicano gli effetti devastanti di questi strumenti sull’intelligenza in formazione. Peccato che questo giudizio vada in completa rotta di collisione con il “Piano scuola 4.0”, la cui applicazione si cerca d’accelerare in tutti i modi.
Il Consiglio d’istituto di un liceo classico romano, l’Albertelli, ha avuto il coraggio, rilevato questo contrasto, di opporsi all’imposta scuola 4.0. Il Ministero cosa ha fatto? Funzionari, con la bava alla bocca, hanno farneticato di un commissariamento. Ministro, si svegli. Inverta la rotta, lei è ancora in tempo. Ha la cultura e la forma mentis per poterlo fare.
Aggiornato il 29 maggio 2023 alle ore 18:56