La politica alla rovescia

Diciamocelo ancora una volta: c’è sempre qualcosa di incomprensibile in una scissione, in qualsiasi scissione politica. Ma nel caso di Carlo Calenda e Matteo Renzi il fattore incomprensibilità ha un peso a dir poco notevole, uguale grosso modo alla sua sostanziale – cioè storico-politica – inutilità.

Cioè, va specificato a lettere grandi e leggibili dai più miopi, che sono guidati dal duo sopracitato, di cui uno già presidente del Consiglio, che quanto accaduto negli ultimi giorni sul travagliato binario Rignano-Roma, per dirla con una felice parafrasi de Il Foglio del 13 aprile, è nella sostanza incomprensibile. Lo è soprattutto, ma non solo, per chi osserva la politica dalla sua prospettiva nazionale. A maggior ragione, sono prive di reale comprensione le tensioni al limite della rottura e di scissione da un qualsiasi ragionamento, dove un minimo di ratio prevalga su una sorta di implacabile, nonché insistito, spirito autodistruttivo. I più vivi complimenti agli autori

Il tutto è stato ulteriormente aggravato da una calendarizzazione di eventi presi reciprocamente d’assalto, addirittura in anticipo sulla spinta di un’aggressività non occasionale, tanto più seria (cioè grave ma sono fatti loro, vero?) quanto più immessa e sviluppata dentro una crisi di Governo. Come si dice: la politica alla rovescia. La chiamano la rissa del Terzo Polo che, se prendiamo ad esempio il caso di Milano, non potrà lasciare indifferenti i prossimi competitor dell’area di sinistra, che fino a qualche giorno fa sfogliavano il fiore della margherita, aggiungendovi il petalo terzopolista con sopra la scritta “no u turn” che nella sua crudele semplicità vorrebbe annullare di per sé qualsiasi arrière pensée.

C’è poi un’altra considerazione che deve essere sfuggita agli scissionisti, a cominciare ovviamente da un sempre instabile e acceso Renzi, riguardante una possibilità nell’ambito di un ottuso panorama italiano. Si tratta, meglio si trattava, di ciò che si doveva intendere con il termine – invero non nuovo ma neppure leggero – di Terzo Polo che, visti i disastri di questi giorni, sta diventando ridicolo, dove se ne riproponga un futuro per dir così politico, grazie a un’operazione odierna che soltanto dall’ambizione sfrenata di qualcuno, che ben conosciamo, era considerata una possibilità. Quando, invece, bastava un semplice ragionamento da quinta elementare per comprenderne, se non l’assurdità, almeno la superficialità priva di concreti sviluppi.

Chi vivrà vedrà, come si dice nella saggezza proverbiale, che non dovrebbe mai tramontare, in special modo laddove si vorrebbero offrire chance ispirate alla maniera nuova di governare. Ma, invece e soprattutto, vediamo una certa connaturata spocchia caratteriale che spera di superare i passi complicati della stessa politica politicante, con la baldanza di chi si ritiene il migliore ed è, al contrario, un predestinato: alla sconfitta.

E intanto Giorgia Meloni guarda, sorride e fa nomine.

Aggiornato il 15 aprile 2023 alle ore 10:02