In Italia si ha, in genere, una visione monoprospettica delle realtà spirituali. Si pensa che in tutta la Terra, anzi, forse, in tutto il Cosmo il Cristianesimo sia la chiesa della vecchia Roma, e il suo Papa venga considerato il vicario di Cristo, quasi Gesù fosse interdetto o morto, e il Tribunale di Roma avesse nominato il Papa per curarne gli interessi o l’eredità. Sì, siamo in quaresima, ma ci dimentichiamo la Pasqua di risurrezione.
I giornalisti, poi, si scordano una regola fondamentale della loro professione: debbono dare notizie e le notizie sono novità. Se una vipera morde una bambina non è una notizia, ma se una bimba morde una vipera lo è. Un Pontefice romano il quale, oggi, prega per la pace è una non notizia. Se indicesse una crociata lo sarebbe. Anche i giornalisti che mettono innanzitutto qualunque starnuto pacifista, se questo dovesse provenire dal vescovo di Roma lo saprebbero. Allora, hanno forzato certe affermazioni passate del Patriarca di Mosca, Kirill, perché, finalmente, grazie a Dio, potesse essere rivenduto come qualcuno che chiama alla crociata.
Da laici, non ci immischiamo in controversie confessionali. Da liberali, però, ci sta molto a cuore la libertà di credenza. Ci battiamo, anche, per il diritto d’autodeterminazione delle nazioni. Quindi siamo, toto corde, con l’Ucraina aggredita dalla Federazione Russa. Dobbiamo sostenerla in tutti i modi, ma, in quanto all’ammissione all’Unione europea, dobbiamo star bene attenti che sia uno Stato libero, cioè in cui i diritti di tutti i cittadini siano rispettati, a cominciare dalla libertà di credenza religiosa. Ora, l’ordine pubblico interno ucraino è molto compromesso in materia.
Non voglio ripetere quanto già scritto in passato. Ma è utile un breve promemoria: la cristianizzazione della Rus’ di Kiev fu attorno al 980, quando Vladimir il Grande predispose per la sua famiglia e per la popolazione il battesimo nelle acque del Dnepr. Poi, con l’invasione tartara, il fulcro della chiesa si trasferì prima a Novgorod e poi a Mosca, diventando patriarcale. Il centro della spiritualità, però, permase la laura di Kiev, cioè l’insieme di grotte nelle quali presero dimora gli anacoreti nella loro ascesi. Dopodiché, tra XIV e XV secolo, Polonia e Lituania si affrontarono nella parte occidentale di quella che stava diventando Ucraina, alla lettera “marca di confine”. Nel 1569, si confederarono. Con loro arrivò il Romano Pontefice, sotto le forme della chiesa greco˗cattolica, cioè gli “uniati”, prosecutori dell’unione imposta del concilio di Ferrara˗Firenze, respinta dagli ortodossi. Giovanni Paolo II, con l’inizio del XXI secolo, avrebbe voluto elevare il metropolita dei greco cattolici a Patriarca, ma le reazioni di Mosca, minacciata nelle proprie radici, lo fece desistere. Dopo piazza Maidan, su pressione di Pietro Porošenko, il Patriarca di Costantinopoli ha ritenuto di poter nominare il metropolita d’una chiesa nazionale ucraina autocefala. Indi, nel clima esasperato dalla guerra, la persecuzione dei fedeli alla tradizionale chiesa canonica, in unione con Mosca.
Lo ripeto, da liberali siamo con gli aggrediti e quindi, su piano politico militare, con l’Ucraina. Siamo, però, anche contro qualsiasi persecuzione di una qualunque credenza e appartenenza religiosa. Adesso il Patriarca di Mosca chiede al Romano Pontefice di difendere anche lui gli anacoreti delle grotte della laura di Kiev, minacciati. Gli analisti politici lo vedono come un possibile dialogo anche con eventuali spiragli di negoziato per far tacere le armi. Una cosa è certa: la libertà dello spirito placa i sentimenti dell’anima, ed il nazionalismo è un sentimento.
Aggiornato il 15 marzo 2023 alle ore 09:51