“Una trasferta organizzata tardivamente, cominciata male e finita peggio”. Così l’incipit di Repubblica a proposito del viaggio di Giorgia Meloni in occasione della disastrosa vicenda di Cutro. E ancora, impietosamente: “L’ultima immagine è quella di Giorgia Meloni che, assediata dai giornalisti che le chiedono perché non sia andata a rendere omaggio alle bare dei naufraghi di Cutro, sgrana gli occhi e balbetta: Abbiamo finito adesso… Dopodiché io vado volentieri”. Frasi buttate lì, in un momento di profondo imbarazzo, al termine di una conferenza stampa che si trasforma in un rude e caotico processo.
E in tal modo procede la cronaca del quotidiano che, a quanto pare, non mostra molta pietas per un premier per dir così coinvolto in un impietoso (appunto) pressing nel quale, peraltro, è colpito, senza molti riguardi il “ministro e cognato” Francesco Lollobrigida, al quale sussurra “andiamo” davanti a una cartellina sollevata di fronte al viso, a mo’ di paravento. In realtà, ciò che chiamiamo “assenza di pietà” vale soprattutto per Giorgia Meloni che, sempre non a caso, trova una sorta di via di fuga in una giornata dove sembra indiscutibile che la premier abbia sofferto la sua prima contestazione all’inizio del suo mandato. Considerazione, questa, detta e scritta con toni e modi che annunciano, in un prossimo futuro, ben altre di contestazioni.
Per non dimenticare il peluche in memoria dei bambini morti, gettato sul corteo di auto blu da un gruppo di contestatori in piazza. Una nota, anzi, un dettaglio a suo modo “teatrale” che accentua, se possibile, il drammatico contesto. E avanti ancora contro una fuggitiva premier sulla quale non mancherebbero le ironie di una Lega in un momento di scarse spinte, sulla base di un qualche articolo di un decreto nel quale qualcuno avverte la pesantezza della mano leghista. E non è sempre un caso che in serata, secondo fonti risalenti alla Lega, non si nasconda la soddisfazione per la presenza, all’interno del suddetto decreto, di interi pezzi di altri decreti sicurezza cari, come è ben noto, al partito di Matteo Salvini (norme anti-scafisti, forti impulsi ai nuovi centri di detenzione e rimpatrio, rafforzamento dei controlli delle gestioni di accoglienza). Le malelingue, che poi sono i maggiori megafoni delle questioni, non nascondono i “regali” politici da parte di Meloni all’amico Matteo Salvini, in occasione del suo cinquantesimo compleanno. E via così.
In effetti, si assiste a una sorta di inasprimento (il termine non è esatto, ma a modo suo spiega la situazione creatasi) di norme e decisioni già in essere, ma che il disastro di Cutro rende ancora più drammatico e che non poche domande dei giornalisti scavano nel profondo. Tanto più che l’alto numero delle vittime è, a modo suo, una pietra di paragone con simili, drammatiche, tragiche vicende verificatesi in passato. A dirla tutta, le domande sono un crescendo di critiche, in un quadro a sua volta in movimento, a seconda delle notizie che si confondono e con le voci che si accavallano, dando un senso di confusione e di disordine. C’è persino chi parla di fuga dalle proprie responsabilità (la mancata visita alle bare da parte del premier, e non è un caso che Salvini, in pressing, la butti lì con quel suo “si poteva fare di più”) che non riesce, tuttavia, a sollecitare le polemiche interne al Governo, sebbene sia propria del leader leghista una sorta di differenziazione, con l’esposizione di una linea per di così dura.
E, ovviamente, c’è del vero in queste parole ma bisogna pur aggiungere che la straordinarietà di tutta la vicenda di Cutro non poteva non prendere in contropiede i responsabili di quelle risposte che la confusione, e dunque il caos della conferenza stampa – creata proprio per placare un clima iperteso – hanno ulteriormente complicato, con ulteriori tensioni le quali, alle non poche già in evidenza, hanno purtroppo (e forse non poteva esser diversamente) mostrato la vera assenza di un’immediatezza di proposte risolutive, obbligate in simili vicende. Qualcuno osserva che “è già tanto che il Governo non sia entrato in crisi”. Aggiungendo: per ora.
Aggiornato il 14 marzo 2023 alle ore 09:58