Prima e dopo la tentata invasione dell’Ucraina – è una guerra ancora in corso – la situazione della Federazione Russa è molto cambiata. Prima aveva aderito al Consiglio d’Europa, l’organizzazione internazionale nata nel 1949. Allora fu effetto di un’iniziativa di Sir Winston Churchill. In un “discorso alla gioventù accademica” tenuto all’Università di Zurigo, nel 1946, aveva tratto dalla lezione della storia queste conclusioni: “Esiste un rimedio che… in pochi anni renderebbe tutta l’Europa… libera e ... felice. Esso consiste nella ricostruzione della famiglia dei popoli europei, o in quanto più di essa riusciamo a ricostruire, e nel dotarla di una struttura che le permetta di vivere in pace, in sicurezza ed in libertà. Dobbiamo costruire una sorta di Stati Uniti d’Europa”.
Suo genero, Duncan Sandys, prese l’iniziativa e, servendosi dello United Europe movement (Uem) anglo-francese, di orientamento confederalista, convocò un convegno a Parigi, dal 17 al 20 luglio 1947. Dopo un certo travaglio, fu costituito un “Joint international committee of the movements for European unity”, e questi ha redatto un manifesto europeista. Venne convocato un Congresso dell’Aia, tenutosi dal 7 al 10 maggio del 1948. Esso segnò la nascita del Movimento europeo (Me). Sandys ne divenne il presidente esecutivo e venne convocata una conferenza internazionale. Il 5 maggio 1949, con il trattato di Londra, venne costituito il Consiglio d’Europa. È un’organizzazione internazionale, quindi non ha poteri propri, ma stende convenzioni che entrano in vigore tra gli Stati che le ratifichino. Oggi conta 46 Paesi aderenti: ha per scopo il rispetto dei diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto. Il 17 ottobre 1989 gli è stato riconosciuto lo status di osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Un processo d’integrazione più pregnante si è sviluppato con l’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca) nel 1950, della Comunità economica europea (Cee) e l’Euratom nel 1957. Queste istituzioni ebbero, fin dall’inizio, un potere legislativo proprio. Perciò richiesero una struttura più rappresentativa dei cittadini. Ciò portò all’elezione a suffragio universale diretto dell’Assemblea del Parlamento europeo, con l’atto del 20 settembre 1976.
Questo complesso istituzionale è sfociato, il primo novembre 1993, con il Trattato di Maastricht, nella costituzione dell’Unione europea. Dopo il 1989 e il crollo della Cortina di ferro, gli Stati di nuovo liberi dell’Europa centrale e orientali intrapresero un cammino in due tappe. Aderirono dapprima al Consiglio d’Europa, per una boccata d’aria, e poi cominciarono i processi d’adesione alla più impegnativa Unione europea, avanzata soprattutto nell’integrazione economica. Anche la Federazione Russa aderì al Consiglio d’Europa.
Non era però possibile né opportuno, a detta di chi scrive, cominciare – nel suo caso – un processo d’adesione all’Unione europea. Tanto per la vastità di quello Stato: un sesto delle terre emerse del pianeta, l’impero più esteso della Terra. La struttura dell’Unione europea, per l’importanza delle competenze proprie e sussidiarie, comporta tutta una ponderazione del peso degli Stati membri. Se alla Federazione Russa, più ampia per territorio e con maggiore peso demografico della stessa Unione, fosse stata riconosciuta una considerazione adeguata, tutta l’Unione avrebbe soggiaciuto alle sue volontà; se, viceversa, essa fosse stata equiparata all’Italia, alla Germania, alla Francia o al Regno di Spagna, sarebbe stata legata in abiti troppo stretti. L’unica soluzione era che restasse nel Consiglio d’Europa, intensificandone l’attività, magari nell’elaborare convenzioni atte ad allargare lo spazio spirituale, civile ed economico dall’Atlantico a oltre gli Urali (la Siberia è al di là).
L’azzardato attacco all’Ucraina ha comportato l’uscita della Russia dal Consiglio d’Europa, e la fine, per il momento, di queste prospettive. Ora il quadro è del tutto diverso. Ne ha preso coscienza il gruppo dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo. Presieduto da Giorgia Meloni, si dimostra adesso il raggruppamento più attivo. Lo scorso 31 gennaio esso ha ospitato, nella sede dell’Eurocamera, il Forum delle nazioni libere della post-Russia. Si tratta di un movimento all’interno della Federazione, in cui si riuniscono membri dell’opposizione ed esponenti di nazioni ora federate, i quali si propongono lo smembramento, per secessione, della stessa: sciogliere l’Impero in una pluralità di Stati liberi e indipendenti. Se essi costituissero ordinamenti conformi allo Stato di diritto e rispettosi dei diritti umani, non solo potrebbero rientrare a pieno titolo nel Consiglio d’Europa, ma avrebbero dimensioni adeguate per poter cominciare un processo d’adesione all’Unione europea, con buone possibilità di farne parte.
È però da verificare una cosa, cioè se i cittadini della Federazione Russa, a oggi, intendano aderire a questa visione. Nel caso anche di una sconfitta in Ucraina, è tutto da dimostrare che vogliano smembrare un’unità plurisecolare, pur volendo un assetto meno autoritario e più liberale. Cosa, tra l’altro, in piena armonia con l’attuale Costituzione, con tanto di recenti riforme. In tal caso, qualora i diritti umani venissero più rispettati e lo Stato di diritto fosse finalmente effettivo, il Consiglio d’Europa potrebbe ridiventare il quadro per una più generale Paneuropa.
Aggiornato il 10 marzo 2023 alle ore 12:05