Si fa avanti l’idea di un tribunale ad hoc sui crimini di guerra che sarebbero stati perpetrati, da un anno a questa parte, da militari delle forze armate della Federazione russa in Ucraina, o da mercenari della famigerata Wagner. Si ritiene impossibile ottenerne la costituzione ad opera del Consiglio di sicurezza dell’Organizzazione della Nazioni Unite. Perché esso deliberi occorre un voto unanime, e la Federazione russa ne è membro permanente. Si ipotizza di passarvi sopra con un voto dell’Assemblea generale, come quello col quale, a un anno dall’inizio della tentata invasione, ne ha ribadito la condanna. Non pare statutariamente possibile, ma la questione è ben altra: queste sono idee, prassi, regressive e illiberali dopo l’istituzione, per giudicare su questi crimini, della Corte penale internazionale permanente. In particolare, poi, occorre ricordare ai politici nazionali come la fondazione d’essa concreti il massimo successo, sul punto, della dottrina giuridica italiana.
La prima richiesta l’un tribunale ad hoc per giudicare sulla responsabilità internazionale sorse durante i lavori della Conferenza di pace di Parigi del 1919. Si voleva istruire un processo al kaiser del Secondo Reich tedesco, Guglielmo II, presunto reo di aver causato la guerra. Non lo si poteva fare nei confronti di Francesco Giuseppe I d’Austria-Ungheria, autore dell’ultimatum alla Serbia, in quanto premorto. Si oppose strenuamente all’idea la delegazione italiana, capeggiata dal presidente del Consiglio, Vittorio Emanuele Orlando, eccelso giurista. Come si poteva processare qualcuno, per una condotta mai prevista prima come reato? La guerra era un mezzo estremo, ma da sempre ritenuto lecito per risolvere un conflitto internazionale. Inoltre, chiunque dev’essere giudicato da un’istituzione giudiziaria precostituita al fatto. Comunque, allora, non se ne fece nulla. Il Regno di Danimarca dette asilo a Guglielmo II di Hohenzollern e non ci fu verso concedesse l’estradizione. La dottrina giuridica italiana rimase ferma sul punto, con santa testardaggine.
Negli anni Novanta del secolo scorso si formò una coalizione di trecento organizzazioni non governative e l’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite varò un progetto relativo. Nel 1994 essa istituì un comitato preparatorio. Nel 1996 fu convocata a Roma una Conferenza internazionale. Ebbe luogo nel 1998 e si concluse con la sottoscrizione dello Statuto, nel quale sono specificati i Crimina Juris Gentium. Lo Statuto stesso previde l’entrata in vigore al raggiungimento delle sessanta ratifiche, poi raggiunte nel 2002. In quell’anno stesso la Corte ha cominciato le sue attività. La Corte, adesso, conduce già un’indagine su quanto accade in Ucraina. Comunque non può ancora procedere, perché né l’Ucraina né la Federazione russa hanno ratificato lo Statuto. Se l’Ucraina lo ratificasse subito, si metterebbe in una posizione di forza. Perché gli Stati Uniti d’America, malgrado i Parlamenti delle altre nazioni aderenti all’Alleanza atlantica abbiano tutti ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale permanente, insistono con questa idea, regressiva ed illiberale, dei tribunali ad hoc?
Poiché, presi da un attacco d’idiozia collettiva, sono sempre stati contrari a un istituto nel quale si rappresenta la sua stessa civiltà politica. Sono talmente ossessionati dalla paura che, con tanta loro soldataglia in giro per la Terra, possano essere imputati avanti alla Corte per qualche malefatta di qualcuno di loro, da non aver letto bene lo Statuto della Corte. Altrimenti vi avrebbero appreso essere, la competenza della Corte, sussidiaria: cioè esistente qualora condotte concretanti Crimina Juris Gentium non siano processate da giurisdizioni nazionali. Alcuni fatti commessi da militari americani in Iraq, di recente sono stati inquisiti davanti a giudici statunitensi, i quali hanno sentenziato condanne durissime. Con una giustizia così attenta, la Federazione non sarà mai trascinata di fronte alla Corte penale internazionale.
Aggiornato il 27 febbraio 2023 alle ore 10:58