Non ci vengano a dire che non si poteva prevedere. Né vengano a dirci che le intenzioni erano ottime. Benintenzionati e imprevisti sono la coppia della mala politica, che inizia sempre nella testa di alcuni innovatori con le migliori intenzioni e finisce nel caos della realtà insensibile ai desideri. L’opinione pubblica, ovvero l’opinione della gente comune che dovrebbe votare e non vota, è frastornata da una classe politica che prima mostra la luna nel pozzo e poi interra il pozzo.
Giuseppe Pisauro, fino all’anno scorso presidente dell’Ufficio parlamentare del bilancio (Upb), un’autorità indipendente sui conti pubblici, ha dichiarato (Corriere, 22 febbraio 2023) che già dal 2015, prima del Superbonus, il Parlamento sapeva che la proposta dei Cinque Stelle di introdurre la cessione del credito “si sarebbe trasformata, secondo le regole Eurostat, in disavanzo immediato ovvero in aumento del deficit”. Ciò nonostante “il governo Conte bis nel 2020 introdusse lo sconto in fattura e la cessione del credito”. Puntualmente, nel 2021, il Parlamento venne messo a parte che le previsioni dei costi erano sottovalutate perché “se c’è un terzo pagatore, cioè lo Stato, viene meno il contrasto di interessi tra chi ordina i lavori e chi li esegue, ed ecco perché il conto è arrivato a 120 miliardi: sei volte il gettito dell’Imu”.
Avete capito bene, come se gl’Italiani avessero anticipato 6 annualità di Imu!
Sottolinea sconsolato il presidente dell’Upb: “Restammo isolati, non solo a livello politico. Anche sulla stampa le critiche ai bonus erano pressoché assenti”. I media italiani, il cane da guardia della democrazia, abbastanza sdentato nella circostanza e troppo spesso disappetente davanti ai problemi cruciali dello Stato quanto avido di argomenti frivoli o lubrichi. Il presidente Pisauro puntualizza che si confrontò su un quotidiano con l’ex sottosegretario Fraccaro “padre del Superbonus” e che il confronto fu “inusuale”. Tuttavia, bisogna aggiungere, il confronto fu anche del tutto inutile, visto come sono andate le cose. Infatti, l’amara verità è che “nel panorama politico italiano l’attenzione per l’equilibrio dei conti è merce rara”.
Inoltre, secondo il presidente dell’Upb, la Banca d’Italia ha stimato che “il 50 per cento degli interventi sarebbe stato fatto a prescindere dal Superbonus”. Peggio che un regalo, uno sperpero.
Questi fatti e queste considerazioni sono inoppugnabili. Comprovano che i ministri sapevano, i parlamentari sapevano, i giornali sapevano. Ma hanno taciuto, sottovalutato, edulcorato le conseguenze intenzionali e disconosciuto le conseguenze inintenzionali, perché tutti assieme amavano, come spesso nei grandi disastri, presentarsi compiaciuti nelle vesti di benefattori e accreditarsi come provvida e lungimirante classe governante.
Quello di comperarsi la benevolenza del popolo con elargizioni erariali è un vecchio vizio delle democrazie illimitate e dei dispotismi paternalistici, giammai dei veri governi rappresentativi, sorti nella storia per controllare le finanze pubbliche, non per dissiparle.
Aggiornato il 23 febbraio 2023 alle ore 11:22