Commedia all’italiana: caspita, c’è ancora Cospito

Quasi di colpo, in mezzo a un contesto di tutt’altro tipo (come vedremo), un giovane deputato di nome Giovanni Donzelli, peraltro non fra gli ultimi, ha interrotto il cosiddetto fluido degli iscritti a parlare tenendo una concione secca, non retorica, non necessitata di lunghe parentesi. Al contrario, era precisa, quasi voluttuosa, nei nomi di persona (i parlamentari che hanno fatto visita in carcere ad Alfredo Cospito), concludendo con la spada sguainata, dunque argomentata, contro quegli incauti (ma lo diciamo noi) visitatori di ergastolani (e che ergastolani) preferiti alla solennità di un Parlamento che, come si dice, è lo specchio del Paese.

Con chi state, dunque, visitatori della sinistra: con lo Stato o con Cospito? Un finale da prendersi a botte, o quasi. Ci vuole un bel coraggio da parte di non pochi parlamentari, e non solo, nel conservare come una immaginetta da spolverare ogni giorno la foto (finora poco chiara) di quel povero ergastolano finito, pure lui, nel tritatutto del politichese. E c’è finito per quella sorta di gioco degli specchi che a volte Camera e Senato istituiscono, grazie alle ripetizioni mediatiche e, nel caso specifico, alla rissa che gli osservatori definiscono studiata e voluta.

A parte la notizia del trasferimento opportuno di Cospito voluto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dal carcere di Sassari al penitenziario di Opera, a Milano, la grancassa mediatico-politica è insistente, implacabile, non dà segni di requie ma, al contrario, trova ogni giorno quel quid o quel quod su cui imbastire nuovi tormentoni, in un crescendo di pseudo-rivelazioni che stanno trasformando il complesso dei giornali in una grande raccolta (purtroppo non a colori) di una sottospecie di quella che, tempo fa, trionfava nelle edicole come Novella 2000. E, prima ancora, in un indimenticato formato dal titolo non casuale: Crimen.

Ebbene, questa storia il cui copy va integralmente al buon (si fa per dire) Donzelli – tra l’altro, membro autorevole del centrodestra come uno dei rami, ovviamente quello destro, del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – ricalca in peggio quelle storie di amori e di disamori, di scatenamenti di passioni e di riconciliazioni in limine mortis, di delitti e di castighi che sono la materia preferita di una certa letteratura popolare di serie B, che ha ormai ceduto le armi di fronte al diluvio di altre storie, benché visibili e comunque registrate su cassette. Peraltro, non sono pochi i programmi televisivi con identiche ispirazioni e obiettivi. Ma la sostanza, la materia, è sempre quella.

Diciamoci la verità: quel suo intervento a freddo nell’Aula di Montecitorio, in tutt’altre faccende affaccendata (antimafia), è stato un affondo per così dire basso contro chi non se lo aspettava. E ha avuto un bel dire, soprattutto una bella fatica, il gruppo del Partito Democratico nel recuperare, in parte, le conseguenze di quel colpo sotto la cintura. Se è vero, come è vero, che una scarmigliata ma fremente Debora Serracchiani ha tuonato dal suo seggio, chiedendo e ottenendo una sorta di Commissione dalla quale, grazie anche ai nuovi pasticci donzefrasilliani, è probabile che il gruppo del Pd ottenga ragione.

Intendiamoci: la visita di parlamentari a un carcerato, anche ergastolano, è più che mai legittima, perché rientra nelle prerogative dei membri di Camera e di Senato. E, in questo senso, le sdegnate proteste donzelliane, tanto più con il veleno delle cosiddette “proposte” e segrete frasi con Cospito, sono francamente fuori posto. Ma una spiegazione ci deve essere, al di là del tiro al bersaglio di un Donzelli che a noi ha dato l’impressione, come a non pochi suoi colleghi, di essere del tutto nuovo e dunque inesperto, sia del Parlamento e sia delle sue logiche che sono, né più né meno, la stessa politica. Ed è questa che manca, che è assente, che fa di Cospito un personaggio shakespeariano, provocando derive e incredibili rifacimenti di film della commedia all’italiana.

Aggiornato il 02 febbraio 2023 alle ore 11:11