Un altro anniversario da ricordare: Bettino Craxi

È la stagione degli anniversari. E io non posso non dedicarlo a Bettino Craxi, morto ad Hammamet il 19 gennaio 2000. L’ultimo ricordo che ho di lui è telefonico. Non potevo recarmi nella città tunisina, così eravamo costretti a sentirci per telefono. Deve essere anche per questo (una sorta di amputazione) che la lucidità di Craxi era ancor più acuta con una sorta di eco malinconica, come una scia, di cose non dette, di cui mancavano ovviamente le immagini relative agli stop and go obbligatori in un discorso che era prevalentemente politico. Ma non voglio recuperare con la memoria, peraltro sempre viva, gli aspetti e i brani di un passato ancora ricco, denso, pieno.

Il fatto è che la memoria di Craxi, come per ironia della sorte, cresce con l’aumentare della distanza, come se la sua morte in esilio ad Hammamet in quell’ormai lontano (sì, è lontano) gennaio del 2000 riprendesse la sua vita. E la percorresse in attimi lungo i quali poter rileggere il significato più autentico di una esistenza che secondo molti, anche i più critici, è stata segnata indelebilmente dalla passione della politica.

Parlando di lui, vale in pieno la felice definizione latina totus politicus, ma non secondo una linea esistenziale in cui il mestiere aveva preso il sopravvento, lanciando briciole di passato in cui il già visto è persino banale, se non stucchevole. Al contrario, capita di riprendere quel suo passato che, per non pochi, è stato definito ingombrante, non fosse altro per la statura fisica. Invece, era quell’altra statura, quella politica, che faceva la differenza e lo collocava fra i leader di punta non solo italiani ma anche europei, se non mondiali (come si potrà vedere nella bellissima antologia dedicatagli dalla infaticabile cultrice della sua memoria, la figlia Stefania, consultabile nei prossimi giorni ad Hammamet. E visibile, parzialmente, sulle pagine di quel genio dell’informazione off the record che è il meritorio Dagospia).

Ma il fatto più vero di questo recupero della figura di Craxi, a oltre un ventennio della sua scomparsa, si svolge, come è stato accennato, sotto il segno della politica, giacché è praticamente impossibile separare la sua da quella degli altri (gli altri di prima e di adesso). I paragoni sono immediati. E viene spontanea la domanda sul prima e sul dopo, sull’allora e su adesso, mettendo in fila i personaggi ed esaminandoli, come ricordava proprio Alessandro Manzoni nella sua irripetibile, lucida, perfetta prefazione “storica” de “I promessi sposi”, laddove si evince che la storia può ben definirsi una guerra illustre contro il tempo, togliendogli di mano i suoi personaggi già fatti cadaveri e passandoli di nuovo in rassegna. Ma questo è un compito troppo impegnativo. Ci limitiamo soltanto a suggerire qualche strada dentro la complessità e la varietà di un mondo politico, l’attuale, che appare ed è ben lontano da quello vissuto da Craxi, dove la statura politica dei protagonisti era ben diversa da oggi, se si esclude il “fenomeno” dell’attuale presidente del Consiglio.

Ma non vogliamo passare per i cultori dei paragoni. Li vogliamo lasciare al lettore che è il vero, unico giudice, in simili faccende. Noi, semmai, abbiamo tentato di indicare un percorso.

Aggiornato il 21 gennaio 2023 alle ore 09:23