Fermate quel ballerino! Disturba il potere

Una volta si bloccavano, per lo più, spettacoli e libri. Facevano male al dittatore di turno e, quindi, vai con la censura e con i divieti. Una volta...

Adesso, si ricomincia, ma con chi balla il classico, è più chic. Eh sì, perché fare un’opera censoria con uno, mettiamo, che balla il foxtrot o il tango, non si addice ad una operazione di pulizia. Sicché tocca adesso al famoso ballerino (classico) Serghij Polunin di pagare lo scotto e di starsene in camerino.

Sembra una storia messa in giro dai soliti “radicali”, come si diceva una volta ed era, subito, un alzare di proteste, una lotta (a parole, beninteso) ai metodi dittatoriali del potere contro la libertà di... ballo.

Intendiamoci, non è che ora sia tutto un levare di proteste, un alzare la voce, un grido per la libertà. Figuriamoci. Anche ora, diciamocelo senza offesa al ballo serio, quello che va in scena alla Scala, non sembra del tutto degno di nota uno stop dell’autorità ai ballerini, forse perché si tratta di un ambito non molto frequentato dalla visione di gran parte degli spettatori e forse, soprattutto, perché sempre di danza e danzatori si tratta. E ho detto tutto.

Invece bisogna dire che il fermare un ballerino è soprattutto e ben oltre la censura, un controsenso storico prima ancora che logico non fosse altro perché la danza classica vive di una vita artistica a sé, è staccata dalla quotidianità; come si dice: vola alto.

Polunin, come scrivono gli esperti, tutti, è di gran lunga il più famoso danseur classico del tempo e il suo nome sta a fianco di quello di un Nureyev e di pochissimi altri che hanno dato lustro ad una arte che affonda le sue radici nei secoli. E che in Russia ha la sua patria.

Arte, dicevamo, e di arte, cioè di cultura, si tratta. E censurare la cultura è tipico dei regimi totalitari.

Nel caso in questione, la censura è tanto più grave quanto più il soggetto perseguitato non nasconde non solo le ragioni, ma, a richiesta, la vista, la visione, la prova provata della colpa di cui viene imputato avendo raffigurato, scolpito, inciso sul proprio corpo, l’immagine del suo... Vladimir Putin.

Non sappiamo se il leader del Cremlino sia a conoscenza della vicenda anche se, a sentire gli autoelogi dei discendenti del famigerato Nkvd, il servizio segreto che fu dell’Urss, nulla sfugge all’occhio vigile della polizia russa e di suoi capi al vertice del potere in Russia.

Nulla? Qualcosa invece sì. Ed è strano che sia ora sfuggito il dato più importante, quello decisivo, quello che fa la differenza. Ovvero la pubblicità al contrario che la mossa censoria ha prodotto.

Aggiornato il 27 dicembre 2022 alle ore 09:10