Se l’Europa e Meloni tornassero alle origini

L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa s’è impantanata, per l’eroismo degli ucraini e per il largo sostegno, in armi e mezzi, avuto dall’Unione europea, dai suoi Stati membri, dall’Alleanza Atlantica, ed in particolar modo dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti d’America.

Però oggi l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di difesa, Josep Borrell, lancia l’allarme: gli arsenali dell’Unione e degli Stati membri, a causa di questi aiuti generosi, si stanno svuotando. Occorre procedere in fretta a rifornirli, ed a pensare a Forze Armate dell’Unione per renderla protagonista nell’Alleanza Atlantica.

Dobbiamo chiederci: ma da dove è partito tutto il processo di integrazione, in Europa? Jean Monnet, esponente di una nota famiglia produttrice e commerciante di Cognac, e quindi uomo d’affari, constatò, durante la Prima guerra mondiale, come la concorrenza negli acquisti tra gli Stati liberali dell’Intesa, provocasse il rialzo dei prezzi di quanto loro dovevano comprare per le esigenze belliche. Ne parlò col governo francese, e lo convinse a proporre agli Alleati di costituire delle amministrazioni comuni per rifornirsi di quanto necessario a prezzi che, con un compratore unico invece di più in concorrenza, calarono di colpo. All’inizio della Seconda guerra mondiale, fece la stessa cosa tra Francia e Gran Bretagna, per avere aerei dagli Usa e, dopo la capitolazione della Francia, volato a Londra, convinse a passare a pro dell’Impero Britannico le forniture già stipulate con la Francia. Adesso questa ricetta sarebbe utilissima per salvare dalla speculazione le esigenze di riarmo degli Stati membri dell’Unione europea.

Dopo la Seconda guerra mondiale, mentre nell’ultima fase del conflitto Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi si dedicarono ad uno scritto meramente teorico su di una possibile Federazione europea, Jean Monnet operò, come consigliere di governi, per costituire la Comunità carbosiderurgica, per mettere assieme la produzione del carbone e dell’acciaio, dato il peso avuto, tra i motivi scatenanti dei due conflitti mondiali del XX secolo, dall’avidità di possesso del complesso della Ruhr, per lo sviluppo industriale della Francia e della Germania. Subito dopo, però, dato il formarsi della cortina di ferro e la minaccia dell’Unione Sovietica per l’Europa occidentale, lo stesso mandò avanti, pur da presidente dell’Alta Autorità della Ceca, il progetto della Comunità europea di difesa, per rendere più sicura l’Europa occidentale. Il trattato relativo, già sottoscritto, non venne ratificato per un voltafaccia dei soliti socialisti all’Assemblea Nazionale francese, nel clima di rilassamento successivo alla morte di Beppone Stalin (riuscì a far danni anche morendo).

Allora si prevedevano sei divisioni integrate, non la scarna brigata di pronto intervento oggi in costituzione nell’Ue. Comunque, in Italia, la battaglia per l’Esercito europeo continuò ad essere una bandiera (anche se meramente teorica) della Destra fin agli anni Novanta del XX secolo, e la sventolò, tra le ultime, una ragazzina della Garbatella, borgata romana, di nome Giorgia Meloni.

Oggi tifiamo perché, da presidente del Consiglio, risollevi quella bandiera nel Consiglio europeo, e anche, con un realismo alla Monnet, perché esiga dagli Stati membri di trattare congiuntamente, anche per procurare un lavoro non a tempo determinato a Borrell, gli acquisti necessari agli arsenali nazionali.

Aggiornato il 11 dicembre 2022 alle ore 09:22