Auguri

Ora che Giorgia Meloni ha avuto l’incarico di guidare il Paese e dopo aver formato il Governo, dopo un lungo colloquio col Capo dello Stato, è urgente invocare su di lei gli auspici degli auguri. La celerità degli adempimenti, per trasformare in un Esecutivo il suffragio degli italiani, è stata determinata dalla gravità del momento. Una pandemia che non si sa se sia finita, una guerra nel cuore dell’Europa, una crisi economica pesantissima per le famiglie e le imprese. Tutte le persone di buon senso, con un qualche peso politico, si sono forse augurate che fosse qualcun altro a cercare di cavare le castagne dal fuoco.

Giorgia Meloni si è insediata in un percorso verso lo stretto passaggio tra il fallimento e la storia della Nazione, dell’Europa, e forse del mondo. Non si esagera. Perché è chiaro: si può superare questa congiuntura solo con un salto di livello, con il quale porre l’Italia in netta ripresa, come negli anni Cinquanta del secolo scorso. Per fare questo, occorre instillare in tutti la fiducia e il senso della dignità. Già parlare di Nazione e non di Paese, come se si fosse ridotti a un villaggio periferico, è una riattivazione dell’orgoglio patriottico. Ricordo il prurito allergico che veniva alle mani di mio padre, classe 1896 e figlio di un garibaldino, quando sentiva qualche politicante, in genere democristiano, parlare del Paese. Poi devono seguire le misure concrete per le bollette e il lavoro, ma senza orgoglio non c’è verso d’affrontare i sacrifici, che pure saranno necessari.

Occorre far fare all’Unione europea un salto di qualità, perché pensi alla propria difesa militare – date le minacce – e non a come si cucinano gli insetti. Giorgia Meloni sia ancora e di nuovo la ragazzina della Garbatella che manifestava per un esercito europeo. Risponda con questo spirito alle proposte di Emmanuel Macron e di Olaf Scholz, per un’Alleanza Atlantica in cui l’Europa non sia la parte debole, che implora l’aiuto nord-americano, sempre sensibile alle lusinghe dell’isolazionismo. Dia, insomma, risposte inequivocabili al reale partito di maggioranza assoluta, quegli italiani i quali non sono andati a votare, perché non stimano il Governo della Nazione in grado di affrontare veramente i loro problemi.

Aggiornato il 25 ottobre 2022 alle ore 11:05