Con la scusa di Keynes, le cui teorie interventiste noi liberisti contestiamo, i nostri detrattori, gli statalisti, hanno avuto la pretesa di far entrare lo Stato ovunque. Una piovra, un mostro. Il Leviatano italico, tuttavia, lungi dall’assicurare – come avrebbe voluto Keynes – che i governi si occupassero di intervenire su comparti strategici, infrastrutture, con un’azione che fosse in grado di “accendere il Pil”, cosa ha fatto?
L’oligarchia dei partiti dominanti – quelli che bloccano l’ingresso alle elezioni politiche a qualsiasi nuova spontanea formazione – ha strozzato di tasse cittadini e imprese distruggendo l’economia reale e ingrassando le proprie clientele.
La Pubblica amministrazione è in gran parte inutile se non di ostacolo alla nostra vita quotidiana, completamente autoreferenziale. Una spesa pubblica allargata vergognosa che si alimenta di trasferimenti diretti agli amici degli amici via via crescenti, un bengodi, un mondo dorato parallelo a chi produce e che si nutre solo di soldi pubblici.
Il buco nero delle partecipate e municipalizzate che si occupano di servizi pubblici che andrebbero messi a gara, il Moloch, il fortino dei partiti. Il risultato di questa politica statalista, che ha tradito perfino il loro Keynes, è sotto gli occhi di tutti. L’esempio emblematico di questi giorni è la rete idrica italiana, gestita da aziende statali (partecipate e municipalizzate). Un colabrodo che spreca quasi il 50 per cento di acqua potabile. Con la scusa di Keynes hanno distrutto l’Italia. Maledetti statalisti.
(*) Presidente di Liberisti Italiani
Aggiornato il 27 giugno 2022 alle ore 10:46