L’antidoto alla speculazione finanziaria contro i titoli italiani

La crescita dello spread sui titoli del debito pubblico italiano rispetto a quelli tedeschi non ha ragioni economiche. Ancora più irragionevole è il divario dei tassi tra i titoli italiani e quelli spagnoli e portoghesi. Le vere motivazioni sono essenzialmente di carattere politico.

La ricchezza pro-capite degli italiani è equivalente a quella dei tedeschi e decisamente superiore a quella degli spagnoli e dei portoghesi. Cittadini ricchi in uno Stato povero. È evidente che gli italiani sappiano gestire il proprio patrimonio, mentre lo Stato dilapida i soldi del contribuente, elargendo provvidenze e bonus per assicurarsi il consenso clientelare, incrementando il debito pubblico “cattivo”.

Gli italiani sono creditori netti nei confronti del resto del mondo. Per creditori netti s’intende che le attività finanziarie detenute dagli italiani all’estero superano i debiti finanziari degli stessi verso il resto del globo. Gli ultimi dati disponibili al 31dicembre 2021 (fonte Banca d’Italia) indicano un saldo attivo di ben 132 miliardi di euro. Gli stessi dati statistici rilevano che gli italiani si classificano al quarto posto per disponibilità finanziarie detenute all’estero, dopo Germania, Paesi Bassi e Belgio. La ricchezza pro-capite degli italiani è tra le più alte del mondo anche per l’elevata propensione al risparmio delle famiglie e per la proprietà immobiliare (prima casa), che è al primo posto tra gli investimenti più graditi. Il paradosso è che gli Stati economicamente più fragili godono di tassi d’interesse sul loro debito sovrano migliori di quello italiano. Sono Paesi governati da politici legittimati da un voto popolare e che hanno ottenuto la preferenza sulla base di un programma politico di legislatura. Quale è stato il programma politico dei tecnocrati che si sono alternati al Governo? La gestione della presunta emergenza che ne ha “legittimato” l’investitura.

Qual è il programma politico di governi che si sono formati in Parlamento senza un mandato popolare? Non perdere la poltrona e l’indennità. I mercati finanziaria vogliono chiarezza. Gli investitori istituzionali decidono i loro investimenti sulla base delle aspettative economiche che sono influenzate dalle decisioni politiche. Una politica fiscale orientata alla abolizione dei bonus può essere compensata da una parziale riduzione del carico fiscale che ridurrebbe il debito rispetto al Pil. Una riduzione generalizzata delle imposte innesca un circuito virtuoso, ovvero più crescita economica e migliore sostenibilità del debito pubblico.

Abolire i bonus significa perdere consenso da parte di quei partiti che hanno fondato la loro ragion d’essere sulla spesa pubblica. Potrebbe oggi il Governo Draghi abolire per esempio il reddito di cittadinanza? Da banchiere centrale avrebbe accettato la moltitudine di provvidenze pubbliche che si sono accumulate solo in questa legislatura? Una campagna elettorale per le politiche dove si confrontano due visioni di gestione della cosa pubblica diventa dirimente per contrastare la speculazione in essere contro l’Italia. Le elezioni politiche anticipate farebbero chiarezza e taglierebbe le unghie alla speculazione! Siamo ancora in tempo.

Aggiornato il 15 giugno 2022 alle ore 09:52