Liste di proscrizione: chi le ha ordinate?

È difficile dare torto a Massimo Cacciari che, a proposito delle liste di proscrizione dei filo-putiniani italiani, ha commentato: “Non si ragiona più!”. L’elenco ha avuto il battesimo (per ora) sul Corriere della Sera. Ma è il Copasir l’autore. Tuttavia, deve essere aggiunto che i servizi segreti, cui va o andrebbe fatta risalire la funzione di indagare i componenti della lista, fanno il loro mestiere. Allo stesso tempo, va pur detto che non è affatto chiaro quale autorità, presumibilmente di Governo, abbia dato l’ok a una iniziativa che fa e farà discutere. C’è chi sostiene che questa autorizzazione sia partita dal Copasir (che ha commentato con un secco no comment). Ma, anche in questo caso, la domanda sul chi, sul come e sul perché di origine governativa si affaccia prepotentemente di fronte a ciò che potremmo definire con la pubblicazione delle liste di proscrizione, dove si è dato l’avvio a un qualcosa che somiglia a una caccia alle streghe.

C’è assoluto bisogno di chiarezza su una questione che ha bensì a che fare con il clima (e non solo) di guerra – e già basterebbe questo a rendere obbligatoria una decisione del nostro Esecutivo – ma che necessita, innanzitutto, di nervi saldi e contestualmente di una riflessione la più ampia possibile, nella misura nella quale la questione tocca punti di grande delicatezza, a cominciare dalla libertà di pensiero e di stampa. Il fatto è che quando c’è una guerra alla Russia (che noi abbiamo dichiarato), è evidente che non collabori con il nemico in nessun campo. Ma ci si deve porre la domanda su qual è il confine fra libertà di pensiero e di opinione con il nemico, restando all’ipotesi dello stato di guerra di fatto. E, dunque, non sarebbe più possibile esprimere il proprio parere? Esempio: non sarebbe cioè permesso a nessun giornale narrare questa guerra evidenziando, se del caso, i torti reciproci, le rispettive storie, i motivi non secondari della complessità dei rapporti, sviluppando quei ragionamenti tendenti a una conoscenza che è sempre una porta che deve rimanere aperta, se si vuole farvi passare venti di pace.

Essere, come noi, al tempo stesso filo-atlantici e vicini alla Nato, convinti nell’invio di armi degne di questo nome a un Paese invaso e aggredito da una superpotenza ma anche incapaci di arrenderci al pensiero unico, significa innanzitutto tenere sempre in primo piano alcuni principi senza i quali i dossier in preparazione presso il Copasir – quindi in mano ai servizi – rischiano di fermarsi al ruolo di liste di proscrizione, in un Paese nel quale è annunciata la nascita di Forza Russia, mentre i putiniani d’Italia stanno preparando un partito pacifista.

Aggiornato il 07 giugno 2022 alle ore 10:25