Le certezze e la cultura del dubbio

Friedrich Nietzsche nel suo famoso libro “Così parlò Zarathustra” fa dire allo stesso Zarathustra che “la vita è una sorgente di gioia ma, dove beve anche la plebaglia, tutti i pozzi sono avvelenati”. Fortunatamente, non tutti i pozzi sono avvelenati: ne è un esempio “L’Opinione delle Libertà”. L’informazione sui giornali, nell’immaginario collettivo, è sempre stata condizionata dai cosiddetti “poteri forti”; in particolare nel nostro Paese in cui non esistono “editori puri”.

Senza andare troppo indietro negli anni, con l’avvento della pandemia da Covid-19 l’informazione (pubblica e privata) si è uniformata al dogma che i vaccini erano – e sono – l’unico strumento in grado di contrastare la pandemia. Chiunque abbia messo in dubbio l’efficacia dei “vaccini” è stato considerato come colui che mette in discussione le “certezze assolute della scienza”. La verità sui vaccini che “ci hanno salvato dalla pandemia” la sapremo, forse, tra vent’anni. Le televisioni e i media, fatta salva qualche rara eccezione, hanno fatto da cassa di risonanza agli scienziati-guru che svolgevano il ruolo di star delle tv per diffondere il “verbo”.

Se qualcuno semplicemente metteva in dubbio le loro assolute certezze veniva considerato, anche dai conduttori dei talk-show, un eretico. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa le televisioni e i media, in generale, hanno ricalcato il medesimo format. Le ragioni sono solo dell’Ucraina! La Nato è una mera organizzazione difensiva! Volodymyr Zelensky è il difensore, non solo della sua nazione e del suo popolo, ma anche della democrazia in Occidente. Vladimir Putin è un criminale! Se qualche opinionista solleva un minimo dubbio sull’opportunità di fornire armi all’Ucraina e sull’efficacia delle sanzioni economiche alla Russia, è subito additato come un amico di Putin e, quindi, un anti-democratico che fa gli interessi o il gioco dell’autarca.

Io non ho certezze. Sono sempre stato per la cultura del dubbio. Ho dovuto vaccinarmi in quanto insegnante e l’ho fatto in quanto obbligato, non per mio libero convincimento. Ho delle riserve sulle decisioni prese dal mondo occidentale, capitanato da Joe Biden, al quale si sono adeguati i “leader” europei e quelli appartenenti al “Patto Atlantico” (ad eccezione della Turchia). È meglio alimentare la guerra con l’invio di armi all’Ucraina oppure non lasciare nulla di intentato, per raggiungere un onorevole compromesso tra le parti in conflitto? A me il dubbio rimane!

Aggiornato il 08 aprile 2022 alle ore 11:40