Berlusconi: lodi a Salvini, silenzio su Meloni

Adesso si dice “vicinanza”, prima era una stretta amicizia. Ora si parla di una risposta fraterna e commossa alle lodi e ai complimenti pubblici. Una volta c’erano i ringraziamenti dovuti. E così via. Ma che Silvio Berlusconi si sia sperticato in elogi, affettuosità e abbracci con l’amico e alleato Matteo Salvini è del tutto evidente. E quel “fin troppo” non sta a significare un eccesso onde richiamare analoghi sentimenti. Certo, non manca un aspetto del genere, ma quel recentissimo abbraccio berlusconiano a Salvini investito (di nuovo) di una leadership non esclusivamente leghista – e dunque erga omnes, senza citare Giorgia Meloni – segna una non semplicistica azione di stretto avvicinamento dei vertici di Lega e Forza Italia.

Quel voluto rafforzamento dell’asse fra i due partiti, seguito da una sorta di benedizione del Cavaliere della leadership di Matteo Salvini, pone domande ma anche problemi proprio ai membri di una Forza Italia in difficile recupero, soprattutto per i lunghi silenzi berlusconiani che, a dirla tutta, hanno avvantaggiato il leader della Lega, in particolar modo a spese del partito di Berlusconi. Per ora.

Non pochi azzurri sono rimasti per così dire esterrefatti per le super-lodi berlusconiane a Salvini, portandoli a intravedere una pericolosa investitura che possa scavalcare l’ensemble del rapporto a due, collocandosi al di sopra e corrispondendo, sia pure con qualche forzatura (e convenienza), a una sorta di incoronazione del capo della Lega al di fuori di una logica di partito che, invece, a sentire Antonio Tajani non esisterebbe affatto, assicurando che “non cambia nulla nella nostra linea, con la Lega siamo alleati, governiamo insieme ma manteniamo il nostro ruolo di forza centrale nel centrodestra, come è sempre stato e sempre sarà”.

E la risposta di Salvini segue lo stesso schema tranquillizzante con tanti ringraziamenti a Tajani in “un momento così difficile, solo una squadra unita compatta e preparata può aiutare gli italiani a risollevarsi, puntando sulle libertà economiche e sociali”. In realtà, se è proprio Salvini (fra i privilegiati invitati alle “nozze” di Arcore) ad accreditare la lettura di una sorta di incoronazione da parte di Silvio Berlusconi, resta da valutare, anche e soprattutto dall’alleato, l’idea insistita salviniana di un Partito Repubblicano o Federazione, nei cui confronti all’interno di Forza Italia c’è parecchia resistenza non solo o non soltanto per inevitabili spostamenti anti-unitari, ma per le non meno obbligate tensioni in direzione di un movimentismo a suo modo pronubo di ulteriori e non graditi strappi anche ideologici.

In questo contesto, se Salvini ha “dimenticato” di parlare dell’alleato Fratelli d’Italia, non è stato così per l’attento Tajani (e ci dilunghiamo non a caso su questa sorta di botta e risposta politica) il quale, in un quadro di complimenti ufficiali, non ha mancato di “chiarire” l’asse fra Forza Italia e Lega alla luce delle lodi del Cavaliere a Salvini “unico e vero leader” del centrodestra. E ha ampiamente ricordato l’alleato, col maggiore gradimento elettorale nella destra, quella Giorgia Meloni che, a detta dei sondaggi (tutti) è in una crescita costante e travolgente proprio su quel Salvini che sta vedendo (sempre nei sondaggi) i suoi consensi in diminuzione.

Del resto, che sia palpabile una certa freddezza fra FdI e Lega è del tutto evidente da certi episodi, fra cui il voto sul presidenzialismo (proposta di legge di Meloni) dei giorni scorsi, in cui si è visto il centrodestra finire sotto, a casa di due assenze di Lega e Forza Italia. Ma è sempre Tajani a puntualizzare che le pur visibili diversità dentro il centrodestra non denunciano rischi per l’alleanza nella quale tuttavia, è sempre lo stesso coordinatore a chiarirlo, è stato specificato che “con FdI siamo alleati leali ma penso che vadano cambiate alcune cose. Noi non rinunciamo alla nostra identità: vogliamo confrontarci, parlare”. Detto a nuora perché suocera intenda.

Aggiornato il 22 marzo 2022 alle ore 09:49