Nazioni Unite o Società della Nazioni

Il 18 novembre del 1935 la Società delle Nazioni comminò al nostro Paese sanzioni economiche in risposta all’attacco italiano all’Impero d’Etiopia. Il Partito nazionale fascista, allora al Governo, replicò a quello che venne definito un “assedio economico” con la campagna per “donare l’oro alla Patria” e con l’autarchia. Le sanzioni provocarono, come risultato, il maggiore consenso popolare al partito di Governo. Lo stesso Benedetto Croce, liberale e lume intellettuale della cassa eletta antifascista, per patriottismo donò alla Patria la medaglietta d’oro allora conferita ai senatori del Regno. Del resto, che le sanzioni provocassero solo una reazione da parte dei popoli fu previsto da Luigi Einaudi, fin dal 1918, quando si progettava l’istituzione della Lega, a seguito della Prima guerra mondiale, per evitare che i conflitti si ripetessero. La Società delle Nazioni, dopo non essere riuscita a impedire, col sistema delle sanzioni, la Seconda guerra mondiale, si sciolse il 18 aprile del 1946, perché nel frattempo, il 24 ottobre del 1945, si costituì l’Organizzazione delle Nazioni Unite, a cui furono trasferiti i beni della stessa. La nuova organizzazione fu dotata di un Dipartimento per le operazioni di pace, cui afferiscono le Forze internazionale di pace delle Nazioni Unite, i cosiddetti “caschi blu”, per azioni di mantenimento della pace. Queste, e non le sanzioni, dovevano essere il maggior strumento della nuova organizzazione.

Dopo il loro maggior utilizzo, in un primo tempo, soprattutto in aree già coloniali, il loro impiego è andato via via scemando. Ora, nel conflitto più pericoloso per la pace nel mondo, a rischio di scatenare quella Terza guerra mondiale in grado di porre a serio rischio la stessa esistenza della specie umana sul pianeta, è da notare come nessuno abbia invocato i “caschi blu”, neppure per ipotesi. È vero che il prevedibile voto contrario della Federazione Russa nel Consiglio di Sicurezza costituirebbe un ostacolo, col suo diritto di veto, ma è da notare come neppure l’Ucraina, nel momento il cui chiede l’interdizione dello spazio aereo nazionale per i voli non autorizzati, mediante il controllo militare di esso, abbia lontanamente pensato alla Forze internazionali di pace delle Nazioni Unite. E non lo ha fatto neppure la Polonia, quando pensa a chi poter trasferire aerei da caccia a questo fine. Così si è regrediti, di fatto, alla vecchia Società delle Nazioni, cioè alla logica delle sanzioni, che hanno esaltato gli imperialismi e provocato il secondo conflitto bellico. Questo è uno dei dati più gravi posti in luce da questa guerra.

Da anni si è accettato di regredire l’Organizzazione delle Nazioni Unite a mero foro di dibattito internazionale e ci si è dimenticati degli strumenti di cui l’organizzazione è dotata. Così però, effettivamente, il globalismo diventa il luogo di scorrerie planetarie anche di organizzazioni private transnazionali, come grossi centri di potere economico, senza il controllo di una forma di istituzione con proprie regole. Ciò legittima certe forme di “populismo antiglobalista”, di fatto imperialista negli esiti, come quello euroasiatico di un Aleksandr Gel’evič Dugin e le fantasie sul complotto “pluto-giudaico-massonico”. Se neppure viene fatto lo sforzo di ricondurre chi siede in organizzazioni internazionali alle regole delle stesse, usando gli strumenti consoni nati con esse, si favorisce il trasformarsi dei conflitti nati, per esempio, da contrasti geopolitici, in crociate ideali contro lo stesso ordine internazionale. È uno schema ben conosciuto, con le copie della Repubblica di Platone nello zaino delle Schutzstaffel, più note come Ss. Platone, comunque, è innocente, con buna pace di Karl Popper.

Aggiornato il 21 marzo 2022 alle ore 09:28