L’Europa imponga a Biden (e a Zelensky) un negoziato con il “demonio” Putin

C’è in Europa e in Italia un pericoloso atteggiamento belligerante che chiede a tutti di schierarsi bellicosamente tra l’aggressore e l’aggredito, avvenga anche la Terza guerra mondiale. È un atteggiamento irresponsabile, che dà per ormai scontata l’inevitabilità della prova di forza bellica con la Russia di Vladimir Putin e sembra rinunciare alla ricerca di una soluzione negoziata, che tenga conto dei legittimi interessi della Russia. Non si pensa che a inasprire le sanzioni e a fornire armi agli ucraini.

Si chiede a tutti gli europei (lo chiedono anche grandi giornali come il Corriere) di “schierarsi” contro Putin l’aggressore e a favore dell’Ucraina di Volodymyr Zelensky aggredita a prescindere non solo dalle ragioni e dai torti degli uni e degli altri, ma anche a scapito di possibili soluzioni negoziali. L’Occidente sta puntando, oltre che sulle sanzioni, su una improbabile sconfitta militare della Russia sul campo a opera degli ucraini e in particolare su una altrettanto improbabile rivolta interna dei russi che defenestri il “nuovo Zar” Putin. Si può e si deve, certo, condannare l’aggressione bellica, ma non si può e non si deve rinunciare al dialogo con il “demonio” e seguire una linea belligerante che può sfociare in un conflitto aperto, che sarebbe catastrofico soprattutto per gli europei.

È una specie di ebbrezza guerrafondaia in nome dei grandi principi ideali di “libertà e democrazia” che poi, in realtà, si ridurrebbero alla difesa delle richieste del sovranismo nazionalista ucraino. C’è da chiedersi: il sovranismo ucraino è il solo sovranismo buono al mondo? E perché? Solo perché fa comodo a Joe Biden che sembra badare solo alla sua rielezione? Gli europei possono rischiare una guerra con la Russia perché Biden li ha messi al rimorchio del sovranismo ucraino violentemente anti-russo?

Politici e mass media europei stanno beatificando Zelensky, esaltandolo come “un grande eroe”. Non si sono accorti che Zelensky sta facendo di tutto per coinvolgere la Nato, e gli europei, in una guerra allargata con la Russia? Lo ha già mostrato chiedendo una “no-fly zone” della Nato che significherebbe la guerra generale in Europa. Occorre invece, quindi, guardarsi da Zelensky. Egli potrebbe anche organizzare una qualche “false flag operation” finalizzata a coinvolgere la Nato in scontri diretti con la Russia. C’è una profonda divaricazione tra gli interessi europei e quelli di Zelensky. Se ne vuole prendere atto? Altro che “grande eroe”!

Molti giornali scrivono con soddisfazione che gli europei sono finalmente uniti. “Ex malo bonum” ha persino chiosato qualcuno. Gli europeisti brindano alla ritrovata unità occidentale ed europea. Ma non si accorgono che si tratta di un’unità ottenuta in difesa di interessi altrui (di Biden e di Zelensky), almeno in parte contrari agli interessi europei? È certo interesse dell’Europa fermare l’aggressione dell’Ucraina, ma solo se a tale fine si evita una guerra generale. Per Zelensky può essere la sola soluzione per mantenersi al potere con le sue accolite di nazionalisti. Per Biden una guerra generale in Europa può essere quasi solo un capitolo della sua rielezione; per gli europei può essere il baratro.

Molti commentatori europei stanno demonizzando Putin, paragonandolo ad Adolf Hitler e richiamando alla memoria lo “spirito di Monaco” del 1938. È un paragone pericoloso oltre che infondato. È un paragone che implica la necessità per gli europei di uno scontro bellico con la Russia di Putin per non “ripetere” gli errori del 1938 con Hitler. È un paragone infondato, non solo perché si attribuiscono a Putin vaste intenzioni imperiali tutte da dimostrare, ma soprattutto perché quelle intenzioni quand’anche fossero presenti in Putin sarebbero impossibili da realizzare. Una ricostruzione dell’Impero russo-sovietico attorno alla Russia si scontrerebbe con l’appartenenza alla Nato della gran parte dei Paesi intorno alla Russia e quindi dalla deterrenza nucleare, che non esisteva ai tempi di Hitler. Chi equipara Putin a Hitler spinge gli europei ad accettare l’ipotesi della guerra generale in nome di presunte e improbabili “intenzioni” a lui attribuite negli incubi dei Paesi e dei popoli che, in passato, subirono le durezze della dominazione sovietica.

Oggi gli europei non possono escludere a priori che la guerra di Ucraina sia stata sciaguratamente e precipitosamente decisa da Putin in vista di obiettivi limitati, legati a preoccupazioni di sicurezza e in difesa delle minoranze del Donbass da otto anni in conflitto armato con i nazionalisti ucraini. È una guerra che – come è ormai chiaro – Putin non può vincere, ma non può nemmeno permettersi di perdere. Ed è disposto ad andare fino in fondo e per un tempo indefinito. Sanzioni e armi non possono quindi bastare. L’unica soluzione è un negoziato che porti a un compromesso ed eviti una guerra prolungata e forse anche generale. È il negoziato il vero e solo interesse europeo, per evitare una guerra generale non una impossibile sconfitta della Russia di Putin che sembra l’obiettivo di Biden e di Zelensky.

Bisogna che gli europei prendano in mano i loro interessi veri. È giunto il tempo che gli europei alzino la voce, in nome dei loro interessi e si facciano protagonisti di una iniziativa negoziale, se possibile concordata con Washington. Anche a Washington ci sono persone che non hanno perso il senso della realtà, che non intendono rischiare una guerra generale e prolungata in Europa. Prima che sia troppo tardi.

Aggiornato il 09 marzo 2022 alle ore 09:56