L’Europa è la matrigna per le imprese italiane

È in atto ormai da anni un attacco al sistema produttivo del nostro Paese, con particolare riferimento alle eccellenze del made in Italy, da parte dell’Unione europea con il concorso di nostri politici, che in nome di un europeismo (ce lo chiede l’Europa) che sembra più mosso da una vera e propria sudditanza che dai principi ideali ispiratrici dell’Ue.

Il commissario europeo agli Affari economici, “l’italiano” Paolo Gentiloni, sulle problematiche relative alle concessioni balneari ha affermato che la soluzione “è semplice, ovvero riassegnare tramite gare, tenendo conto di professionalità e gli investimenti fatti finora ma senza favorire soggetti rispetto ad altri”. La questione è tutt’altro che semplice! Per comprendere la situazione che si è venuta a creare, per una interpretazione errata della direttiva, occorre ripercorrere la normativa di riferimento che ha gettato nella disperazione decine di migliaia di piccoli imprenditori che da decenni operano e sono stati artefici del successo dell’industria balneare in Italia. Spesso sono imprese a conduzione familiare o piccole società a responsabilità limitata a ristretta base sociale, che vivono del proprio lavoro e che danno impiego diretto e indiretto, tra stagionali e lavoratori a tempo indeterminato, a oltre 300mila lavoratori, molti dei quali giovani.

La fonte dei “guai” è stata la direttiva comunitaria 123/2006 voluta dall’allora commissario europeo per concorrenza e il mercato interno dei Paesi membri, l’olandese Frederik Bolkestein. L’obiettivo della direttiva era mirato a favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i Paesi membri della allora comunità economica europea. Lo stesso ex commissario europeo il 18 aprile 2018, in un convegno tenutosi presso la Camera dei deputati italiana, ha dichiarato che “per quanto mi riguarda le concessioni balneari non sono servizi ma beni, e quindi la direttiva sulla libera circolazione dei servizi non va applicata alle concessioni delle spiagge.

In Economia aziendale le concessioni sono beni immateriali funzionali allo svolgimento di una determinata attività. L’ex commissario europeo, Frederik Bolkestein, oltre a essere un politico è un economista! Il legislatore consapevole del danno alla nostra industria turistica in generale e a quella balneare in particolare, con l’articolo 1 – commi 682 e 683 – della legge 145/2018 ha opportunamente disposto la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative fino al 31 dicembre 2033. Norma ulteriormente confermata con decreto legge numero 34 del 2020 convertito in legge numero 77 del 2020.

Contrastanti sentenze di Tribunali amministrativi regionali e del Consiglio di Stato hanno determinato una mini-proroga delle concessioni fino al 31 dicembre 2023 nelle more di un riordino della normativa nazionale. Ieri, 15 febbraio 2022, si è svolto un Consiglio dei ministri per cercare di risolvere la “difficile” questione che è dirimente per tanti piccoli operatori del settore. Seguiremo con attenzione l'evolversi della situazione perché abbiamo a cuore gli imprenditori italiani che faticano ogni giorno per tenere in piedi il nostro Paese “nonostante i politici italiani”.

Aggiornato il 16 febbraio 2022 alle ore 11:21