Ucraina, non si può che stare con l’Occidente nonostante Biden

La questione ucraina sembra che faccia sempre più fatica a incontrare una auspicabile soluzione diplomatica e pacifica, scaturita magari da un chiarimento definitivo e duraturo fra il presidente americano Joe Biden e il suo omologo russo Vladimir Putin. Anzi, pare che i venti di guerra stiano soffiando sempre più impetuosi. Fino all’ultimo occorre sperare che prevalga il buonsenso a livello generale, anche perché il mondo, soprattutto l’Europa, dopo due anni di pandemia e di ricadute pesanti su economia e libertà, non può permettersi un conflitto armato dalle conseguenze imprevedibili.

Non eccede in pessimismo chi teme che, da una eventuale recrudescenza delle tensioni riguardanti l’Ucraina, possa uscire una guerra di dimensioni addirittura mondiali. C’è il nodo europeo dei rapporti con la Russia e il riverbero in campo energetico e alimentare, sebbene gli aumenti del costo dell’energia non dipendano esclusivamente dalla crisi ucraina. Al netto delle assai discutibili adulazioni, purtroppo provenienti anche da destra, del piglio autoritario di Putin, per alcuni disgraziatamente preferibile alle possibili contraddizioni delle democrazie occidentali, è evidente che sia più conveniente, quando ve ne sono le condizioni, un percorso di realpolitik con Mosca piuttosto che lo scontro continuo. Per ragioni economiche, ma non solo. Delle relazioni, diciamo così, quantomeno decenti fra gli Usa, l’Europa e la Federazione russa possono impedire che quest’ultima si stringa troppo alla Cina mediante un abbraccio catastrofico per il mondo.

Una soluzione ci sarebbe e non avrebbe neanche contorni troppo complicati. La saggezza potrebbe determinare che la parte russofona dell’Ucraina, (in particolare la regione del Donbass e la Crimea), abbia la facoltà di esprimersi, attraverso un referendum popolare monitorato da osservatori internazionali, circa una eventuale adesione alla Federazione russa. In cambio, Mosca dovrebbe permettere a Kiev e al resto dell’Ucraina di decidere il proprio futuro, incluso un ipotetico avvicinamento alla Nato, senza pressioni e minacce di stampo militare.

Ma le cose non sono mai semplici, ahinoi. Alcune fonti danno per certo un attacco russo in territorio ucraino già per mercoledì ma, lo ripetiamo, fino all’ultimo miglio bisogna confidare in un miracolo della diplomazia. Naturalmente, la realpolitik con la Russia non può essere portata avanti a ogni costo e soprattutto se l’altra parte smette di contemplare il dialogo e il pragmatismo. Parliamoci chiaro: se Vladimir Putin dovesse avallare sul serio una invasione militare dell’Ucraina, l’OccidenteStati Uniti in primis – non potrebbe senz’altro rimanere con le mani in mano. E tutte le persone dotate di raziocinio non dovrebbero avere dubbi sulla necessità di sostenere il mondo, pur imperfetto, delle democrazie occidentali. Non c’è alle porte una guerra come quelle avvenute in Iraq e Afghanistan, ossia un intervento militare Usa in terra straniera, oggetto di inevitabili discussioni, bensì una invasione di un Paese sovrano che non ha alcuna giustificazione e che non può restare impunita. Il pretesto russo di un eccessivo espansionismo dell’Alleanza Atlantica non regge perché i primi a volere e cercare la Nato a Est non sono gli alti papaveri d’Occidente al soldo di Washington, bensì tutti quei Paesi che, come appunto l’Ucraina, conservano ancora, ben vivo, il ricordo dei soprusi sovietici e non vogliono che quella Storia si ripeta a causa delle ossessioni del regime putiniano.

Joe Biden può essere mediocre, ne abbiamo avuto la prova in Afghanistan, ma in gioco c’è qualcosa che va ben oltre alle varie colorazioni politiche dei presidenti americani che si alternano alla Casa Bianca.

Aggiornato il 16 febbraio 2022 alle ore 10:05