Salvini ha una vaga idea di cosa siano i repubblicani Usa?

Matteo Salvini, dopo l’infelice performance nella battaglia per il Quirinale, prova un po’ a fare finta di niente e un po’ a rilanciare la propria figura politica e la propria leadership con qualche proposta in parte inedita. Il leader leghista ha ripreso un’idea già avanzata da lui stesso l’anno scorso, e condivisa da Silvio Berlusconi, ovvero la federazione tra le forze di centrodestra che sostengono il Governo Draghi, (Lega, Forza Italia, e, si presume, le varie entità centriste come il gruppo di Giovanni Toti e l’Udc di Lorenzo Cesa). La novità è che tale federazione, secondo Salvini, dovrebbe assumere i contorni di un soggetto politico ispirato e simile al Partito repubblicano degli Stati Uniti. Iniziamo col dire che la suggestione salviniana del partito repubblicano sembra piuttosto una boutade gettata lì tanto per vedere l’effetto che fa o magari, tanto per tentare di interpretare qualcosa di interessante dopo la pesante débâcle della settimana scorsa, oppure ancora, per cercare di fare ombra ai propositi meloniani di un nuovo partito conservatore. Già ai tempi del centrodestra a trazione berlusconiana assistevamo talvolta ad annunci roboanti che per qualche giorno creavano illusioni e speranze, ma si esaurivano poi con una certa rapidità perché dettati da qualche esigenza del momento e non da un disegno politico di lungo respiro.

Bisognerebbe però farla finita, nel 2022, con le caramelline consolatorie, magari di quelle toffee che si sciolgono in un battibaleno, date in pasto alla plebe, senza alcuna idea di futuro. Salvini non conosce forse benissimo il Partito repubblicano americano. Quest’ultimo, identificato anche con la sigla Gop, (Grand Old Party), è un grande contenitore di massa che raccoglie anime anche diverse fra loro, com’è normale che sia in un sistema bipartitico quale è quello statunitense. Se la politica non è frazionata in più raggruppamenti e i partiti si riducono a due o al massimo a tre come nel Regno Unito, le differenti sensibilità di un Paese si aggregano o da una parte o dall’altra, e in ogni caso, attorno ai principali schieramenti del panorama partitico. Anche l’avversario del Partito repubblicano, cioè il Partito democratico, non è di certo un monolite e al suo interno possiamo trovare i moderati alla Joe Biden, i così chiamati Blue Dogs, vicini ad alcune posizioni conservatrici, ed infine, personaggi dichiaratamente socialisti come il senatore del Vermont Bernie Sanders. Dietro al simbolo repubblicano dell’elefante ci sono conservatori che difendono a spada tratta la libertà economica, ma sono rigidi sui temi etici e religiosi. Altri, i quali non hanno problemi a ritenersi altrettanto conservatori, credono che la libertà individuale possa essere allargata anche nelle questioni eticamente sensibili. Troviamo liberisti, libertari, fautori di un’America interventista nel mondo, (ai tempi di George W. Bush salirono alla ribalta i cosiddetti neoconservatori), e nostalgici invece dell’antico isolazionismo americano. Insomma, le sfumature sono tante, ma due cose, lo Stato e la libertà, tengono unite tutte queste componenti in un solo partito.

Lo Stato deve limitare la propria presenza soltanto laddove essa diviene inevitabile e insostituibile, e considerare sacra e inviolabile la libertà dell’individuo. Non a caso, in questo tempo di pandemia, gli Stati Usa governati dai repubblicani hanno combattuto il Covid senza cancellare la libertà e punire i cittadini. I governatori del Gop hanno altresì respinto l’obbligo vaccinale caro invece ai democratici, a partire dal presidente Biden. Un approccio radicalmente diverso da quello del Governo Draghi, che Salvini sostiene, e di tanti forzisti come Renato Brunetta, con i quali il leader leghista vorrebbe costruire il partito repubblicano all’italiana. Infine, il Grand Old Party d’Oltreoceano è un rassemblement inserito in un consolidato sistema bipartitico e qui, nel Belpaese, sembra che si voglia liquidare quel poco di bipolarismo che è ancora rimasto per tornare ad una legge elettorale puramente proporzionale. Per carità, può essere giusto e sensato lavorare per un ampio soggetto plurale e per una evoluzione futura della politica, (è sempre meglio semplificare che frazionare la politica e scindere l’atomo, anche quando tutto sembra remare nella direzione contraria). Ma come la metterebbe il neo-republican Salvini con i suoi ipotetici compagni di partito, (una bella fetta di Forza Italia, i centristi di Toti e l’Udc di Cesa), che invece sognano il grande centro, il proporzionale puro e un ritorno di fatto alle logiche partitiche della Prima Repubblica?

Aggiornato il 04 febbraio 2022 alle ore 10:35