Quirinale: questo o quello pari non sono

Proviamo con qualche accenno di melodramma, non si sa mai, anzi, lo sappiamo bene (per ora) dopo che uno scatenato Matteo Salvini ha “bruciato” sull’altare del Quirinale la seconda carica dello Stato.

Dunque; questa o quella per me pari sono?

Il fatto è che lo stop and go elettorale per il Colle sta producendo, se ce ne fosse ancora bisogno, e dopo le innumerevoli votazioni, una pubblicità affatto negativa per il sistema parlamentare.

E tutte le migliorie che avanzano oggi sia i leader che i peones appaiono in tutta la loro strumentale tempistica con la certezza, gli uni e gli altri, che ogni proposta, anche la più intelligente e fattibile, sarà rinviata alla prossima volta. È l’eterna sindrome del “poi si vedrà” che prevale. Ma oggi?

Oggi, come detta l’insuperabile massima latina: maiora premunt. Appunto, verrebbe voglia di chiosarne la saggezza se non fosse che persino chi ne scrive dall’esterno viene colto da una vertigine che, a causa della ripetitività senza una soluzione concreta, è l’anticamera dell’indifferenza.

Sicché, anche ogni nuovo candidato/a, persino un cambio in corsa o addirittura le più grandi delle novità annunciate (attenzione: annunciate) per la mattina successiva non solo lasciano il tempo che trovano, ma accentuano una sensazione di rassegnato vuoto che soltanto un miracolo della Divina Provvidenza potrebbe riempire.

Un miracolo che, ad ogni buon conto e come si sussurra dentro e fuori il Quirinale, non dovrebbe scomodare nulla di divino, basterebbe infatti il ritorno di un Mattarella (che non se ne è mai andato) per dare un colpo di timone alla navicella in cattive acque purché l’appello da rivolgergli fosse convinto, corale e convincente. Ma, diciamolo almeno inter nos, chi è sensibile, disponibile, convinto e convincente alla bisogna?

Come ricordano spesso i reduci della Prima Repubblica, sia pure in forme più nobilmente storicizzate, è il gioco dei quattro cantoni che afferra i leader e li muove sullo scacchiere quirinalizio secondo un rito immutabile nel tempo, a parte, forse, la velocità che ne viene impressa da un esperto come Salvini il quale, tuttavia, non avendo una controparte attenta e sensibile (l’altro Matteo sembra più placato e taciturno) non può giovarsi di immediati risultati all’infuori, come si dice per l’occasione, di rilanci.

E che la fortuna li accompagni, insieme all’amico e maestro Giuliano Ferrara.

Aggiornato il 31 gennaio 2022 alle ore 09:13