Quirinale: è l’ora di Salvini kingmaker

Ha messo in sordina ciò che fu, per suo carattere, il Papeete. Ma per ciò che rappresenta la Lega in Parlamento (primo partito “politico”) Matteo Salvini ha la giusta ambizione di giocare una partita con buone carte in mano. Senza bisogno di clamorosi bluff. A proposito di bluff, il capo della Lega deve avere guardato dall’alto in basso il gioco o tentativo di Silvio Berlusconi di autoelezione per il Quirinale, attendendone la infruttuosa conclusione e non dimenticando mai l’ormai leggendario “piano B” del quale, peraltro, non ha mai taciuto la realtà per dir così in movimento.

Non appena il telefonista Vittorio Sgarbi ha mostrato il volto triste con la presa d’atto della fine dell’operazione scoiattolo (il termine è davvero più felice di ciò che voleva rappresentare) s’è vista immediata la reazione propositiva del Capitano con cenni di una proposta di un candidato trasversale e, contestualmente, l’ipotesi di uno spostamento di Matteo Renzi a destra. Una manovra – ha ammesso il suo inventore – che piacerà a molti.

Certamente non dispiace all’americano New York Times che se ne è uscito con un vero e proprio endorsement per Mario Draghi al Quirinale ma, recuperando la vocazione di libero docente di Storia contemporanea, l’ha contestualmente avvertito del pericolo, tutto italiano, di instabilità e di caos politico.

In effetti, ciò che finora ha agevolato le mosse di Salvini è il silenzio degli altri, a cominciare ovviamente da quel Movimento Cinque Stelle che, come si dovrebbe addire al più numeroso partito in Parlamento, avrebbe potuto e dovuto almeno aprire bocca sui movimenti di una Polis in piena campagna elettorale presidenziale. E infatti non s’è udita alcuna voce del suo segretario generale, non certo per improvviso mal di gola ma per mancanza di idee. E di iniziativa.

In casa Partito Democratico, come si dice, la prudenza non è mai troppa ed il silenzio è d’oro, in ossequio dell’invito del segretario Enrico Letta di non bruciare i candidati. Che non ci sono. O sono troppi e buttati lì alla rinfusa. Attualmente va per la maggiore Anna Finocchiaro.

In realtà, qualcosa si muove dentro il corpaccione della politica, non fosse altro perché è entrata nella sua fase decisiva, ormai in dirittura d’arrivo, la corsa del toto-Quirinale e, a sentire le voci più informate, una certa liaison s’è stabilita fra i due Matteo che non soltanto sarebbero alla ricerca del nome che non si trova ma, soprattutto, starebbero lavorando per dare vita a un Governo più politico. Riconoscendo, in tal modo, a quello attuale un ruolo puramente amministrativo, come del resto è il giudizio di gran parte dei commentatori. Con buone ragioni, naturalmente. E questo il buon Salvini lo sa.

Aggiornato il 20 gennaio 2022 alle ore 09:30