Quella fotografia di un’Aula deserta

La fotografia dell’Aula del Parlamento deserta continua a fare discutere. Per la verità continuano le critiche, qua e là pesanti, contro i rappresentanti, gli eletti della volontà popolare che, sia pure di lunedì, hanno disertato la sede più alta di quella volontà tanto più in occasione della discussione di una legge di non banale importanza, come quella sul suicidio assistito. Una legge di civiltà come l’ha definita il presidente della Camera dei deputati, il pentastellato Roberto Fico. Ovviamente quelle assenze non sono un bel vedere e segnalano, fra le altre colpe, una sorta di indifferenza troppo diffusa fra quegli eletti nei confronti del luogo del dibattito e delle decisioni che valgono per tutti, le cosiddette erga omnes, dando l’impressione ai meno addentro a quelle liturgie democratiche che il luogo più privilegiato sia altrove, non più dentro quelle aule.

Abbiamo detto liturgie – non a caso – per le mosse e contromosse, gli andirivieni da una sede all’altra, oltre che da un partito a un altro. Dunque, una impressione non del tutto errata, come sappiamo, ma se ci ragioniamo più da vicino quella sorta di retorica antiparlamentare o per meglio dire anticasta non è di oggi, non è causale ma viene da lontano. Come si dice ha, o meglio – nel nostro caso – aveva dei portavoce.

Quella retorica ha avuto in questi anni una spinta fortissima da parte del Movimento Cinque Stelle e dei suoi rappresentanti, veri e propri guastatori con il loro bagaglio di attacchi se non di ingiurie e insulti non soltanto contro gli “addetti ai lavori” ma contro la politica nel suo complesso, in quanto rappresentata ed esercitata da “personaggi squalificati unicamente tesi alla lotta per il potere e, molto spesso, corrotti e corruttori”. Intendiamoci: le accuse grilline avevano bensì una finalità elettoralistica di facilissima presa sul sempre diffuso qualunquismo, ma c’era e c’è ancora chi ricordava e ricorda di avere fatto rilevare non soltanto i “freni inibitori” impliciti nel sistema bicamerale, ma la complessità e la vecchiaia di regolamenti e norme interne, decisive ai meccanismi di un Parlamento mai abbastanza riformato, salvo la riduzione dei suoi componenti. E non sbaglia il centrodestra a ributtare sugli avversari non poche responsabilità per i ritardi accumulati, sui quali ha facile gioco il Governo a emettere decreti a getto continuo, sminuendo in tal modo le stesse prerogative istituzionali di Camera e Senato.

Il fatto (un fatto, non un’opinione) è che i diffusori maggiori e senza tregua della retorica anticasta sono stati gli stessi grillini, il cui autorevole rappresentante Roberto Fico da un paio d’anni circa presiede un Parlamento indubbiamente indietro rispetto alle domande della società italiana sui diritti civili. E quella immagine dell’Aula deserta nel corso della discussione sulla proposta di legge ne è la fotografia più impietosa. Ed è a dir poco curioso che non siano derivate parole di ravvedimento da parte degli ex guastatori, oggi al Governo, dai quali peraltro non è mai stata udita, almeno finora, la parola “riforme”. Anzi, il presidente della Camera dei deputati, commentando le “foto del deserto” a Montecitorio sulla legge sul fine vita, ha detto: “Le poche presenze in Aula non c’entrano nulla”.

Aggiornato il 17 dicembre 2021 alle ore 10:08