L’illusione del Centrismo

Il Centrismo fu inaugurato da Alcide De Gasperi estromettendo i comunisti dal Governo nel 1947. Trionfante dal 1948 al 1953, ricostruì l’Italia. Durò fino al 1958, compiendo il miracolo economico postbellico che sbalordì il mondo. Da quell’anno il Governo prese a scivolare a sinistra, finché nel 1963 divenne espressione della maggioranza organica di centrosinistra, dove la Democrazia Cristiana costituiva il centro e il Partito Socialista italiano la sinistra. Ma il “centro” era un’illusione ottica causata soprattutto dalla presenza del Movimento Sociale italiano all’estrema destra, partito estraneo al cosiddetto arco costituzionale. Fuori della maggioranza, non dell’arco costituzionale, stava anche il Partito Liberale italiano. Se non fosse esistito l’Msi, erede del Fascismo, la Dc avrebbe occupato tutto il fronte politico qualificabile come centrodestra; sarebbe stata un partito di quelli che altrove prendono vari nomi, richiamati dal popolarismo, liberalismo, conservatorismo. E molto probabilmente sarebbe stata contrapposta ai comunisti e socialisti alleati, quali furono di fatto fino al “Rapporto Krusciov” e all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956.

Tutto questo per dire che i ricorrenti tentativi di creare un raggruppamento centrista sono nient’altro che un’illusione ingenerata dalla peculiare condizione storica dell’Italia che, avendo creato il Fascismo, ne patisce le conseguenze anche nell’epoca postfascista. Venendo all’oggi, il centrismo riaffiorante in certi aspiranti leader, senza basi elettorali a cui appoggiarsi, dovrebbe riunire filoni politici, ideologicamente disomogenei, al solo scopo di differenziare questo neocentrismo dalle destre cosiddette sovraniste e populiste, ritenute inadatte a governare in Italia anche perché poco rassicuranti per molti governanti europei. Sennonché, stando ai sondaggi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno il 40 per cento dell’elettorato e, aggiungendo il 7 per cento di Silvio Berlusconi disdegnante la destra che egli predilige solo come alleata, sfiorano la maggioranza assoluta. All’opposto, nel “campo largo” delle sinistre, a tutti i “campagnoli” i sondaggi attribuiscono più o meno la stessa percentuale. Qui in mezzo, tra destra e sinistra, i centristi che tentassero di trovarvi una maggioranza governativa andrebbero a cercare farfalle sotto l’arco di Tito.

L’illusione dipende pure dalla massiccia astensione degli elettori, per effetto della quale, sia nelle elezioni parlamentari suppletive sia nelle elezioni municipali, deputati e sindaci sono stati eletti dal 25 per cento dell’elettorato. Lo “sciopero elettorale” del 50 per cento degli aventi diritto al voto ha indotto gli aspiranti centristi a confidare seriamente di poter recuperare quegli elettori alla loro causa. È questa speranza, in realtà un pio desiderio, ad alimentare l’aspirazione. A meno che non facciano affidamento su una legge elettorale proporzionale che consenta loro di formare in Parlamento un gruppo corsaro, disponibile ad abbordare ogni alleanza politica per farsene il determinante padrino. Tuttavia, anche tale ben nota forma di pirateria parlamentare rischia di rivelarsi perdente. Infatti la destra e la sinistra potrebbero allearsi senza il padrinato del centro: solidarietà nazionale contro democrazia dell’arrembaggio, varianti infelici già sperimentate e avallate dall’ingordo parlamentarismo all’italiana che tutto imbandisce e tutto digerisce.

Ad ogni modo, già di suo una legge elettorale proporzionale pura conferisce tanta libertà di manovra agli eletti in Parlamento che né gli elettori possono aspettarsene il rispetto della loro volontà né i contribuenti la salvaguardia delle loro tasche.

Aggiornato il 26 ottobre 2021 alle ore 09:38