Elezioni, a Milano c’era il capolista ideale: Fedele Confalonieri

Non ci aggiungiamo al coro – o alle risate, fate voi – di quanti in queste ultime battute elettorali a Milano hanno visto una sorta di gioco ferroviario di arrivi e partenze fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini in conferenza stampa col capolista del centrodestra, Luca Bernardo. Anche quest’ultima è la rappresentazione visiva, palpabile, di un’alleanza pur favorita in tutti i sondaggi ma che all’appuntamento delle Amministrative sta pagando lo scotto di una impreparazione di classe dirigente sfociata, soprattutto a Milano, in scelte frettolose e discutibili, per non dire sbagliate, a proposito del capolista. A ciò va aggiunto l’altro fatto, poco valutato, dei malori di Silvio Berlusconi costretto a una presenza sempre interrotta proprio in frangente del genere.

Acqua passata si dirà e non v’è dubbio che piangere sul latte versato è del tutto inutile. Purché serva a non ripetere gli stessi errori, dice la saggezza dei vecchi. Come quello di non avere guardato più attentamente nello stesso ambito della leggendaria società civile, cioè degli “esterni” della politica tipo Mario Draghi (rimanga inter nos, ma i veri “esterni” della politica ci sembrano più inside policy di molti “interni” cui Draghi sta bagnando il naso) e di quanti per il loro profilo civile, manageriale e culturale possono ambire alla carica di sindaco di una grande città come Milano.

Fra costoro il più significativo ma anche il più dotato di quella che chiameremmo civica virtus è Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che rappresenta nel panorama ambrosiano una figura non soltanto au dessus de la melèe quanto al di sopra di discussioni e diatribe da Bar Sport che stanno squalificando e inquinando questa già smorta campagna elettorale. Del resto, basta rileggere quel suo intenso e succoso intervento sul “Foglio” di qualche settimana fa per capire che aveva (ha) tutte le carte in regola e non solo per guidare una metropoli di respiro internazionale come Milano. Un capolista come Fedele Confalonieri (e non si offenda il buon Bernardo che è un ottimo pediatra) possiede una caratura qualitativa che affonda le sue radici nella grande tradizione milanese dei suoi migliori cittadini provenienti dalle professioni, dal lavoro dall’industria, dalla cultura e avrebbe di certo risollevato livello e tono di una competizione milanese, nella quale si sta assistendo a una assolutamente sconosciuta, fino ad ora, novità: l’assenza di un vero competitor nei confronti dell’attuale sindaco.

Una fortuna sfacciata, si vorrebbe dire. Quella di Giuseppe Sala è infatti la più tranquilla, quasi in punta di piedi, delle campagne elettorali, avendo verificato sul campo che non ha competitori degni di questo nome e in grado di mettere veramente in discussione il successo nella battaglia per il secondo mandato (una sorta di prova del nove) che, di per sé, lo pone in vantaggio sugli altri, oltre, beninteso, la fortuna sfacciata di non avere avversari. Già si dice, a mo’ di consolazione, in diversi ambienti meneghini che “così è troppo facile vincere per Sala”. Sarà, ma intanto fa(rà) il sindaco per la seconda volta e senza prova del nove.

Aggiornato il 01 ottobre 2021 alle ore 09:25